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Acido folico in gravidanza: a cosa serve e quando iniziare
Uno degli argomenti più discussi, quando si parla di gravidanza, è l’integrazione con l’acido folico (o vitamina B9).
Ormai è noto a tantissime donne che assumere acido folico serve a prevenire i difetti della chiusura del tubo neurale, che possono causare diverse anomalie congenite nel bambino, tra cui ad esempio la spina bifida.
Un po’ meno frequente, invece, è la consapevolezza che il tubo neurale si chiude normalmente entro il primo mese dopo il concepimento, un periodo in cui molto spesso la donna non ha ancora scoperto la gravidanza o l’ha scoperta da pochissimi giorni.
Per questo motivo, la raccomandazione è di cominciare ad assumere un supplemento di acido folico non appena si inizia a programmare una gravidanza, per dare il tempo all’organismo di raggiungere (qualora non ci sia già) un livello ottimale di questa molecola nel sangue.
Dove si trova l’acido folico?
Qui è necessario fare una precisazione. Finora abbiamo parlato di acido folico, una sostanza che in sé non esiste in natura, ma viene prodotta in laboratorio.
L’acido folico, infatti, è una forma sintetica della più vasta categoria dei folati , ovvero un insieme di vitamine del gruppo B (identificate, nell’insieme, come vitamina B9) che si trovano negli alimenti e che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare, pur avendone bisogno. Per questo motivo, è necessario assumerli con l’alimentazione.
A tal proposito, alcune indagini effettuate dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (CREA) hanno rivelato l’apporto in percentuale delle varie categorie di alimenti di folati nella dieta:
- i cereali e derivati apportano il 29% di folati;
- verdure e ortaggi ne forniscono il 27%;
- la frutta neapporta il 10%;
- latte e derivati ne forniscono, nel complesso, l’8%.
Attenzione però: i folati sono instabili e termolabili e la cottura, soprattutto a temperature molto alte e per tempi prolungati, tende a ridurre i valori nutrizionali di un alimento in generale e, nello specifico, dei folati stessi.
Quanto acido folico serve in gravidanza?
Secondo i LARN (Livelli di Assunzione di Riferimento Nazionali), una persona adulta dovrebbe assumere circa 400 mcg (che corrispondono a 0,4 mg) di acido folico al giorno.
Tuttavia, il fabbisogno di acido folico in gravidanza è aumentato, non solo per la prevenzione dei difetti del tubo neurale o, più in generale, per costruire i tessuti in rapida crescita del bambino. Anche l’organismo della mamma, infatti, ha maggiori richieste di acido folico, a causa dell’aumentata produzione di globuli rossi. Per questo motivo, durante la gravidanza è consigliata un’assunzione di 600 mcg (0,6 mg) al giorno.
Introdurre questa quantità giornaliera di acido folico solo attraverso l’alimentazione, tuttavia, non è facile.
Per questo, i medici raccomandano alle donne in gravidanza di assumere un integratore di acido folico a un dosaggio di 400 mcg al giorno a partire da almeno un mese prima del concepimento e per almeno tutto il primo trimestre di gravidanza.
Che differenza c’è tra acido folico e folati?
L’acido folico è più stabile rispetto ai folati e la sua produzione è a basso costo, caratteristiche che rendono la molecola adatta a essere offerta come integratore.
Tuttavia, a differenza dei folati naturali, il nostro organismo non riesce ad assimilare l’acido folico così com’è, ma deve convertirlo in una forma attiva: il cosiddetto 5-metiltetraidrofolato o 5 metilfolato (5-MTHF), detto anche acido folico attivato.
Va detto che oggi, tuttavia, sono disponibili sul mercato anche integratori contenenti acido folico in forma attiva, che risulta così immediatamente disponibile per mamma e bambino.
A questo proposito, è interessante notare che il 5-MTHF è la forma principale di folati riscontrata nel cordone ombelicale, dove è molto più abbondante che nella madre e nel latte materno. Per questo motivo, è ragionevole considerare il 5-MTHF come fonte immediata di folato attivo per l’accrescimento fetale.
Inoltre, è importante sottolineare che per l’assunzione di acido folico è previsto un limite massimo di 1 mg/die, considerato il massimo apporto tollerabile, mentre, per l’acido folico in forma attiva non esiste, al momento, un limite di assunzione.
Importanza dell’acido folico attivato in gravidanza
Si stima che in Italia il 10-25% della popolazione abbia una mutazione genetica (detta MTHFR C677T), che non consente un corretto metabolismo dei folati e ne riduce l’efficienza fino al 50-60%.
Purtroppo, l’unico modo per averne la diagnosi è effettuare un esame genetico per ricercare questa specifica mutazione. Al momento, non esiste uno screening sulla popolazione.
In caso di mutazione MTHFR C677T, una donna in gravidanza dovrebbe assumere un integratore di acido folico in forma attiva, piuttosto che in forma inattiva, il cui metabolismo sarebbe ridotto e non sufficientemente efficace.
Per tutte le future mamme, con o senza mutazione MTHFR, resta invece valida l’indicazione a seguire un modello nutrizionale ricco di alimenti vegetali e ispirato ai dettami della dieta mediterranea.
Fonti
- LARN, Livelli di Assunzione di Riferimento Nazionali, IV Revisione, 2014, SINU (Società Italiana di Nutrizione Umana).
- Luchi A., Colosi E, Valensise H, Nutrizione e riproduzione, 2016, CIC Ed. Internazionali.
- Caramia G, Latte e derivati, Acta BioMed., 2005.