PMA e lavoro: ho diritto a un’astensione come per la malattia? Il messaggio INPS n.7412 del 3/3/2005 pur non riconoscendo la fecondazione assistita come una “malattia” in senso stretto, ne assimila ad essa il trattamento ai fini dell’indennizzo delle giornate di astensione dal lavoro. Secondo tale messaggio infatti un periodo di riposo posteriore al trasferimento embrionario o all’avvenuta inseminazione può favorire l’impianto e quindi la gravidanza. Il periodo di astensione riconosciuto è di massimo due settimane. IN PARTICOLARI FATTISPECIE, che necessitino un riposo certificato da un medico, è possibile avere un ulteriore periodo antecedente al transfer di massimo una settimana. E’ il caso ad esempio di complicanze come la iperstimolazione. Sono riconosciute ovviamente le giornate di ricovero per il pick up e il transfer. Per quanto riguarda invece monitoraggi e controlli precedenti si dovranno utilizzare altri tipi di fattispecie, come i permessi orari o le ferie. Nel caso in cui fosse necessario un prelievo chirurgico degli spermatozoi, anche l’uomo può avere un periodo di astensione che è quantificato in massimo 10 giorni. Il medico curante potrà rilasciare il certificato come avviene per tutte le malattie, con causale inerente la fecondazione assistita. La privacy è totalmente salvaguardata visto che la copia che viene inviata al datore di lavoro è, come sempre, in bianco. Fino alla sentenza del 2014 che ripristinava in Italia la possibilità di effettuare fecondazione eterologa si aveva il problema delle coppie che si recavano all’estero per avere una donazione di gameti. Il messaggio INPS fa infatti esplicito riferimento al fatto che sono riconosciute come pratiche che danno origine a giorni di astensione indennizzabili solo ed esclusivamente quelle che sono legali nel nostro Paese. Il problema quindi non si pone più per chi si reca in cliniche estere per effettuare eterologa, non vale lo stesso per chi è tuttora escluso dalla legge italiana. Si potrà inviare dall’estero in questi casi la documentazione che riporti tutte le informazioni su diagnosi e prognosi, redatta dal centro curante straniero, indicando un indirizzo provvisorio per la reperibilità, entro 48 ore dal transfer, come per qualsiasi malattia. Un chiarimento dell’INPS precisa che trattandosi di intervento programmato è possibile anche inviare il tutto in anticipo.