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io
Membro41 anni. Una vita di solitudine pazzesca: solo una madre, difficilissima (con la quale mantenere solo rapporti formali, per sopravvivenza psichica) e nessun altro parente. Amici e amiche, invece, tanti (anche se, da una certa età in poi, il rischio di trascorrere sabati e festività da soli, o, viveceversa, da un locale all’altro, è molto alta. Meglio un bel libro).
Rapporti complicatissimi con gli uomini: non mi volevano, non sono mai piaciuta, non so fare marketing di me stessa. Decenni di rifiuti e di psicoterapia senza sostanziali svolte, se non quelle di accettare l’esistenza così com’è: prima, un dolore immenso, da attacchi di panico notturni.
5 anni fa, finalmente, trovo lui. Ha solo due pregi: ironico ed affettuoso. Il resto un mare di difetti, bipolare senza nessuna voglia di curarsi, a tratti problemi con l’alcool. Ma ci accettiamo così e ci amiamo, nonostante sia un lavoro quotidiano, problematici entrambi. Altro che l’amore che fa crescere, noi restiamo così, due difettosi, siamo l’un l’altro ciò che ci lega alla vita che, prima di incontrarci, sopportavamo a malapena. Ma, come dice lui, al “gioco delle coppie” non ci saremmo neppure classificati come concorrenti.
Dopo 3 anni, desideriamo un bimbo. Qualcosa va male e la gravidanza si interrompe: le nostre componenti ansiose si sommano, ci facciamo la guerra, ci lasciamo. Io, una depressione senza eguali. Un anno lontani, io sto sempre peggio, mi isolo. Unico motivo che mi fa alzare la mattina: il solo messaggio notturno che comunque continuiamo a scambiarci per la buonanotte.
Una mattina alle 6, due anni fa, piomba a casa mia. Da allora vive qui, è molto più sereno e fa vivere bene anche me.
Dice tuttavia di non volere più provare ad avere figli, che a questa età è pericoloso e che finalmente abbiamo trovato un equilibrio. Io vivo confusa. Da una parte vorrei provare a convincerlo e ho molta paura del sentimento di mancanza del futuro, dall’altra parte mi ripeto che i figli non si fanno per se stessi e che siamo una coppia fragile e due persone immature. Due persone immature non possono essere due genitori sicuri. Così insisto, ma senza troppa convinzione. Il problema è che davvero, io stessa, non capisco cosa sia la cosa giusta e cosa io voglia.Lavoro con i bambini; ultimamente mi sento molto a disagio. E’ come se mi mancasse una parte, quando i genitori mi chiedono: “Ma lei ha figli?”. E no, io non ne ho e probabilmente non ne avrò mai. Conosco solo la teoria.
io
Membro41 anni. Una vita di solitudine pazzesca: solo una madre, difficilissima (con la quale mantenere solo rapporti formali, per sopravvivenza psichica) e nessun altro parente. Amici e amiche, invece, tanti (anche se, da una certa età in poi, il rischio di trascorrere sabati e festività da soli, o, viveceversa, da un locale all’altro, è molto alta. Meglio un bel libro).
Rapporti complicatissimi con gli uomini: non mi volevano, non sono mai piaciuta, non so fare marketing di me stessa. Decenni di rifiuti e di psicoterapia senza sostanziali svolte, se non quella di accettare l’esistenza così com’è. Prima del lavoro su me stessa vivevo costantemente in uno stato di dolore immenso, da attacchi di panico notturni.
5 anni fa, finalmente, trovo lui. Ha solo due pregi: ironico ed affettuoso. Il resto un mare di difetti, bipolare senza nessuna voglia di curarsi, a tratti problemi con l’alcool. Ma ci accettiamo così e ci amiamo, nonostante sia un lavoro quotidiano, problematici entrambi. Altro che l’amore che fa crescere, noi restiamo così, due difettosi, siamo l’un l’altro ciò che ci lega alla vita che, prima di incontrarci, sopportavamo a malapena. Ma, come dice lui, al “gioco delle coppie” non ci saremmo neppure classificati come concorrenti.
Dopo 3 anni, desideriamo un bimbo. Qualcosa va male e la gravidanza si interrompe: le nostre componenti ansiose si sommano, ci facciamo la guerra, ci lasciamo. Io, una depressione senza eguali. Un anno lontani, io sto sempre peggio, mi isolo. Unico motivo che mi fa alzare la mattina: il solo messaggio notturno che comunque continuiamo a scambiarci per la buonanotte.
Una mattina alle 6, due anni fa, piomba a casa mia. Da allora vive qui, è molto più sereno e fa vivere bene anche me.
Dice tuttavia di non volere più provare ad avere figli, che a questa età è pericoloso e che finalmente abbiamo trovato un equilibrio. Io vivo confusa. Da una parte vorrei provare a convincerlo e ho molta paura del sentimento di mancanza del futuro, dall’altra parte mi ripeto che i figli non si fanno per se stessi e che siamo una coppia fragile e due persone immature. Due persone immature non possono essere due genitori sicuri. Così insisto, ma senza troppa convinzione. Il problema è che davvero, io stessa, non capisco cosa sia la cosa giusta e cosa io voglia.Lavoro con i bambini; ultimamente mi sento molto a disagio. E’ come se mi mancasse una parte, quando i genitori mi chiedono: “Ma lei ha figli?”. E no, io non ne ho e probabilmente non ne avrò mai. Conosco solo la teoria.