In questi giorni le notizie della diffusione in Italia del Virus COVID-19, comunemente noto come Coronavirus, ha scatenato una serie di paure e domande. Cerchiamo di approfondire l’impatto sui bambini e sui neonati.
Moltissime risposte, chiare e puntuali, si trovano nei comunicati che vengono costantemente pubblicati e aggiornati nella sezione dedicata del sito del Ministero della Salute.
Vi rimandiamo pertanto a quella sezione per le domande di carattere generale relative all’epidemia in corso. Non informatevi da fonti non certe. Le notizie false girano e continueranno a girare.
La Johns Hopkins University, da alcune settimane ha messo a punto un sistema di monitoraggio che potete consultare qui, e che permette di avere, visivamente un’idea dell’andamento dell’epidemia nei vari Paesi.
Per quanto riguarda invece quesiti relativi al Coronavirus in gravidanza o nei bambini, bisogna rifarsi ai pochi articoli pubblicati in queste settimane e che si basano sulle casistiche registrate in Cina.
Ovviamente, essendo un virus che circola da pochi mesi, i dati raccolti, soprattutto per quanto riguarda le gravidanze e i bambini sono davvero esigui, quindi numericamente insufficienti per poter trarre conclusioni certe.
Quel che sappiamo al momento grazie a questa pubblicazione del CDC Cinese, che si basa su circa 72000 casi, è che le fasce di età 0-9 anni e 10 -19 anni sono davvero poco colpite:
Il Coronavirus nei bambini dà sintomi più lievi?
Come abbiamo spiegato poche righe sopra, ci sono ancora pochi dati a disposizione, ma vediamo assieme che cosa è stato raccolto finora.
Un primo studio pubblicato su England Journal of Medicine a fine gennaio che considerava i primi 425 casi di accertati di Coronavirus, non riportava alcun bambino di età inferiore ai 15 anni. Gli autori ipotizzavano che i bambini per qualche motivo avessero meno probabilità di essere infettati o che potessero mostrare sintomi più lievi.
Resta comunque valida anche la considerazione che i dati relativi all’infanziaprovenienti dalla Cina non siano così accurati.
Guido Gattinara, presidente della Sitip (Società italiana di Infettivologia Pediatrica) ha dichiarato che “Un basso numero di casi tra i bambini sarebbe una buona cosa dato che questi sono meno propensi a lavarsi le mani, a coprirsi la bocca e ad astenersi dal toccare gli altri, comportamenti che possono diffondere germi. Se il coronavirus si diffondesse tra i bambini, l’epidemia potrebbe peggiorare“.
Altri dati che riguardano le infezioni nei bambini, riguardano il caso di un ragazzino di 10 anni pubblicato sull’autorevole rivista Lancet che ha preso in considerazione una famiglia che era stata infettata dal virus. In questo nucleo famigliare il bambino di 10 anni, positivo anch’esso al virus, era asintomatico a differenza degli altri componenti adulti della famiglia, che presentavano sintomi di vario grado di gravità.
Sembra quindi, dati alla mano, che pochissimi siano i bambini infettati dal nuovo coronavirus. E quelli che risultano positivi per COVID-19 sembrano avere sintomi più lievi rispetto agli adulti.
Un report pubblicato su JAMA ha evidenziato che la maggior parte delle persone infette dal coronavirus ha un’età compresa tra 49 e 56 anni.
La maggior parte dei pazienti ricoverati sono spesso persone con una patologia pregressa, quindi la gravità della malattia può dipendere dalla salute generale della persona che viene infettata dal virus.
Il coronavirus virus nei neonati
Nove bambini di età inferiore a 1 anno sono stati infettati dal virus COVID-19 e sono stati ricoverati in ospedale in Cina tra l’8 dicembre 2019 e il 6 febbraio 2020 ( in base ai dati del governo centrale cinese e dei dipartimenti sanitari locali).
In una research letter pubblicata su JAMA, sono stati esaminati i dati di nove bambini di età compresa tra 28 giorni e 1 anno, ricoverati in ospedale con una diagnosi di COVID-19 tra l’8 dicembre 2019 e il 6 febbraio 2020.
L’età dei bambini precisamente era compresa tra 1 mese a 11 mesi e sette dei 9 bambini erano femmine. Tra i pazienti c’erano due bambini di Pechino, due di Hainan e uno ciascuno delle aree del Guangdong, Anhui, Shanghai, Zhejiang e Guizhou.
Tutti i bambini infetti avevano almeno un membro della famiglia infetto e le infezioni dei bambini si sono verificate dopo le infezioni dei membri della famiglia; sette bambini vivevano a Wuhan o avevano familiari che avevano visitato Wuhan.
Uno dei bambini non ha avuto sintomi ma è risultato positivo per il coronavirus, altri due avevano una diagnosi ma mancavano informazioni su eventuali sintomi. La febbre si è verificata in quattro pazienti e in due bambini si sono manifestati lievi sintomi del tratto respiratorio superiore.
Nessuno dei bambini è morto e nessuno ha riportato gravi complicazioni o la necessità di cure intensive o ventilazione meccanica.
Secondo Dr. Wei e il suo team, il fatto che la maggior parte dei bambini fosse di sesso femminile potrebbe suggerire che sono più sensibili al virus rispetto ai maschi, sebbene le infezioni virali complessive COVID-19 siano state più comuni negli uomini adulti, in particolare quelli con comorbilità croniche.
I risultati dello studio sono limitati dalla piccola dimensione del campione e dalla mancanza di dati sui sintomi per alcuni pazienti.
Notizia del 25 febbraio 2020 è che una neonata di soli 17 giorni sia guarita autonomamente, senza il ricorso a farmaci. La notizia arriva dal britannico Daily Mail che cita fonti locali cinesi.
Tuttavia, i risultati confermano che il virus COVID-19 è trasmissibile ai bambini di età inferiore a 1 anno e che i gli adulti che vengono in contatto con i bambini, dovrebbero adottare misure protettive, tra cui indossare maschere, lavarsi le mani prima del contatto con i bambini e sterilizzare sistematicamente giocattoli e stoviglie.
È ancora troppo presto per affermare con certezza che i bambini abbiano effettivamente un rischio inferiore, ma si è già visto questo fenomeno con altre malattie infettive.
Ad esempio, i bambini di età inferiore a 12 anni a cui era stata diagnosticata la SARS avevano manifestato sintomi più lievi e meno ricoveri rispetto agli adulti.
Anche i bambini con diagnosi di MERS presentavano un tasso di mortalità inferiore rispetto agli adulti e manifestavano generalmente sintomi più lievi.
Siamo ancora nelle primissime fasi di ricerca del nuovo coronavirus. Fino a quando non avremo ulteriori prove, non è possibile trarre conclusioni precise su come il COVID-19 si manifesti nelle donne in gravidanza e nei bambini.
Il tempo darà sicuramente più risposte di quelle che abbiamo attualmente.
I Primi dati In Italia
Giulio Gallera, assessore al Wealfare della Regione Lombardia ha riportato i seguenti datio giorno 26 febbraio : “Sono 4 i bambini positivi in
Lombardia: 2 di 10 anni, 1 di 15 e 1 di 4 anni. Due sono stati dimessi e due sono in ospedale ma stanno bene. Tutti provengono dalla zona di Codogno”.
Le buone abitudini
Qualsiasi sia l’impatto del virus sui bambini, che non è ancora prevedibile con certezza, è fondamentale adottare le corrette precauzioni per contenere la diffusione del virus.
Il Presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri, Paolo Biasci ha dichiarato: “Facciamo appello ai genitori affinché evitino di portare i bambini nello studio del proprio pediatra di famiglia o al pronto soccorso, per comuni sintomi respiratori come tosse, raffreddore e febbre. Per annullare il contagio dobbiamo limitare il contatto tra malati e sani. In prima istanza i sintomi posso essere gestiti con i consigli telefonici e i farmaci sintomatici suggeriti dal pediatra di famiglia”.
Mattia Doria, Segretario nazionale alle Attività Scientifiche ed Etiche della FIMP ha aggiunto: “Purtroppo il nuovo Coronavirus si affaccia in Italia in un momento in cui ancora l’epidemia influenzale stagionale è in fase di massima diffusione e gli studi dei pediatri di famiglia sono affollati di bambini con l’influenza o con le comuni infezioni delle vie respiratorie. I sintomi influenzali, del COVID-19 e di altre decine di altri virus respiratori, non sono al momento differenziabili. Sebbene al momento attuale sembra che il COVID-19 non colpisca in modo aggressivo l’età pediatrica, è altrettanto evidente che, come accade per l’epidemia influenzale stagionale, i bambini rappresentano il maggior serbatoio di diffusione del virus nei confronti degli adulti, genitori e nonni in primis, che potrebbero avere, invece, un’evoluzione più aggressiva dell’infezione” (https://www.fimp.pro/)
Riferimenti
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