Quali sono gli aspetti psicologici quando si smette di allattare e come si deve gestire il rapporto con il proprio bambino?
Arrivano molte richieste su questo tema e anche se ogni situazione è a se e come ogni rapporto madre-bambino-tetta lo è, cercherò di dare qualche consiglio alle mamme che hanno deciso di smettere di allattare al seno facendo una premessa che mi sembra necessaria.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda di nutrire esclusivamente al seno fino al sesto mese di vita del bambino. Successivamente il latte materno dovrebbe restare l’alimento prevalente, a cui si accostano gradualmente altri cibi, fino al primo anno di età, ed è consigliabile proseguire l’allattamento per tutto il secondo anno di vita. Dopo il secondo anno, afferma sempre l’OMS, la scelta di continuare e per quanto tempo, è a discrezione di mamma e bambino.
Ho voluto parlarvi di quello che dice L’OMS al riguardo, in quanto credo che la decisione di smettere di allattare debba comunque essere una scelta personale, perché non ci sono limiti o tempi predefiniti uguali per tutti ma ci sono necessità sia da un punto di vista psicologico che fisico della coppia mamma e bambino.
In realtà non esiste alcuno studio che dimostri che allattare al seno dopo i primi mesi “necessari”, porti ad una dipendenza emotiva mamma e bambino o che questo porti il bambino a non diventare autonomo. La nostra è questione di cultura, in quanto non si è abituati a mamme sulle panchine del parco che allattano bambini di 2 anni quasi alti un metro o poco più. Questo solitamente non piace alla maggior parte delle persone ma ciò non toglie che questa maggioranza non conosce la storia di quella specifica coppia mamma-bambino quindi non dovrebbe dare giudizi.
Ad ogni modo ritengo che se una mamma ha deciso di interrompere l’allattamento del suo bambino vuol dire che non se la sente più e non ritiene fondamentale continuare.
Coerenza quando si decide di smettere
Il mio consiglio è quello di spiegare molto semplicemente al bambino che il latte è terminato e che quindi non potrà più nutrirsi tramite la tetta. Spesso i bambini richiedono la tetta della mamma quando hanno bisogno di conforto e consolazione, ma impareranno presto a richiedere conforto in altri modi e in alcuni momenti si auto-consoleranno.
Quello che raccomando è la coerenza quindi siate decise e calme nel momento in cui vostro figlio farà la richiesta della tetta, coccolandolo ma evitando di prenderlo in braccio (potrebbe associare immediatamente la tetta e sarebbe ancora più difficile) e distraendolo con canzoni, filastrocche e storielle.
I risvegli notturni
Consiglio, soprattutto per quanto riguarda i risvegli notturni, di mettere a letto il bambino dopo aver seguito dei piccoli rituali, come ad esempio un abbondante cena (senza esagerare, ma fare in modo che il bambino non vada a letto affamato), un bel bagnetto caldo, il racconto di una storia magari inventata da mamma e papà nella quale il bambino possa immedesimarsi e alternare mamma e papà nelle fasi dell’addormentamento e nella fase dei risvegli notturni.
Durante i risvegli notturni è bene rimanere calmi, coccolandoli e rassicurandoli, ma se siete decisi a voler smettere, non cedete a dare la tetta e non distraeteli troppo. Devono imparare a capire che la notte è fatta per dormire e anche se starà buono nel suo lettino senza dormire non importa, pian piano capirà ed ogni notte andrà sempre meglio.
Il cartellone bristol
Se il bambino è grandicello (dai 18 mesi in su) potete creare un cartellone bristol insieme a lui, con tutti i giorni della settimana, nel quale, la mattina successiva attaccherete delle stelline o quel che volete (disegni di macchinine, bambole, animali ecc.) se il bambino si è riaddormentato senza tetta e senza troppi capricci. Spiegherete a vostro figlio che se alla fine della settimana avrà raggiunto le stelline tutti i giorni potrà ricevere un premio a scelta fra quelli che gli proporrete.
Posso sottolineare che più serene sarete voi, più sereni saranno i vostri bambini e che non subiranno alcun trauma.