“Possiamo senz’altro definire l’educazione un’esortazione a superare il principio del piacere ed a sostituirlo con quello della realtà”.
S.Freud
Prima di affrontare questo tema è doverosa una precisazione, anzi, forse due.
Fare i nonni, come i genitori, non è sempre facile. Non è facile perché in molti casi, come si suol dire, “come la fai la sbagli”. Chi è troppo presente e prova ad essere vicino alla coppia che sta affrontando il delicato passaggio alla genitorialità corre il rischio di passare per “invadente”, chi cerca di dare spazio ai genitori facendo un passo indietro e senza interferire a sproposito con le loro scelte, rischia di sembrare poco interessato e partecipe.
Trovare la giusta sinergia tra nonni, figli che stanno prendendo confidenza con il loro nuovo genitoriale e bambini può non essere immediato, ma con un dialogo aperto e sincero da parte di tutti si possono sicuramente evitare molti fastidiosi fraintendimenti.
Infine, questo forse è onesto riconoscerlo, chi ha i nonni vicini, coinvolti e partecipi, avendo la fortuna enorme di poter contare su un supporto non da poco, spesso riesce comunque solo a trovare di che lamentarsi, come se l’aiuto che viene loro offerto fosse “scontato” o peggio ancora “dovuto” e come se i nonni dovessero adeguarsi in ogni minimo dettaglio alle loro aspettative. Insomma, non siamo mai contenti. Ogni loro comportamento viene messo sotto la lente di ingrandimento pronto per diventare oggetto di critica. Quello che fanno, in buona sostanza, non va mai bene. Forse troppo spesso si dimentica che anche con le migliori intenzioni, nessuno riesce in ogni occasione ad incarnare in ogni aspetto i desideri altrui. Questo vale in ogni rapporto, quindi quantomeno l’impegno e la buona volontà meriterebbero sempre di essere riconosciute, a prescindere dal risultato.
Diventare nonni infatti può essere una tappa di vita entusiasmante: dopo tanti anni di lavoro, dopo aver visto crescere i figli e spiccare il volo, ecco di nuovo la vita che si rinnova. Dopo tanto tempo, stringere di nuovo tra le braccia un neonato è senz’altro un’emozione inattesa e unica.
Non c’è dubbio che presi dall’entusiasmo, dalla voglia di coccolare il nipotino, da questo nuovo ruolo che permette loro di essere molto presenti ma “sollevati” dagli oneri educativi che spettano senza dubbio ai genitori, possono rischiare di eccedere sotto molti aspetti. Troppi “strappi alla regola” dal punto di vista alimentare, troppe concessioni in controtendenza con la linea educativa di mamma e papà, troppi regali, a volte nemmeno desiderati dal bambino stesso o addirittura espressamente sconsigliati dai genitori.
Non a caso molti genitori trovano i comportamenti dei nonni molto più “morbidi”, permissivi e accomodanti rispetto a quando sono stati a loro tempo genitori. Un misto tra maturità, pazienza, complicità e tenerezza li rendono figure che i nipoti spesso ricorderanno con gli occhi lucidi per tutta la vita.
Farei qualsiasi cosa per…
I nonni sono sempre pronti ad accogliere, a consolare, e spesso farebbero qualsiasi cosa per vedere sorridere il nipotino: il rischio però è quello di non accorgersi quando invece quel “qualsiasi cosa” diventa “troppo” e si vengono a creare situazioni che diventano spiacevoli e che ricadono di nuovo sulle spalle dei genitori.
Un classico esempio, sono i regali, gli oggetti del desiderio dei piccoli.
Se da una parte è giusto lasciare ai nonni stessi il piacere di “fare i nonni” di coccolare il nipotino, di scegliere i regali e di vedere la sua felicità nello scartarli, è bene essere in grado di porre un limite quando necessario. Quando ad esempio gli oggetti di cui lo si circonda diventano così numerosi che non riesce nemmeno ad apprezzarli, quando non ne ha fatto richiesta, quando ne ha richiesti troppi, o quando i genitori hanno dato un limite al numero di regali o fatto esplicite richieste in merito.
La Società di Pediatria a questo proposito parla molto chiaro: genitori e nonni che dicono sempre e solo sì non fanno assolutamente il bene del bambino, tutt’altro. Non solo non lo aiutano e non lo sostengono in modo adeguato nel percorso di crescita ma lo espongono a seri problemi da adulto. Un bambino abituato ad “averla sempre vinta” può facilmente diventare un adolescente che creda che tutto gli sia dovuto.
I bambini e gli adolescenti di oggi infatti, sarebbero sani e in buona salute all’apparenza, stracolmi di attenzioni, oggetti materiali, regali e stimoli, ma nasconderebbero dietro la facciata una fragilità profonda data probabilmente dalla mancanza di punti fermi e confini.
Trovare una linea comune
Genitori, nonni e figure educative dovrebbero innanzitutto impegnarsi per il bene del bambino a seguire una linea comune, in modo da non confondere il piccolo con messaggi discordanti e tenere in considerazione poche e semplici regole. La prima forse, è quella, fin da subito, di non acconsentire aprioristicamente a tutte le loro richieste.
Sulle prime senz’altro è la strada più semplice, evita capricci, musi lunghi e giornate di tensione. Nel lungo periodo però, non paga. Non paga per un motivo molto semplice: prima o poi sarà la vita stessa ad insegnare al bambino che non può avere tutto ciò che desidera, e che il mondo non è lì per soddisfare i suoi bisogni. Certamente, appresa tutta d’un botto e senza la “mediazione” delle figure di accudimento sarà una lezione di vita decisamente amara da digerire. Un bambino che non riceve mai un “no” come risposta, che è abituato a ricevere prima di desiderare e meritare fatica a comprendere che esistono dei limiti, che non tutto quello che in quel momento gli passa per la testa si può fare o si può ottenere per il solo fatto di averne fatto richiesta.
Inoltre, troppe concessioni, mettono in crisi poi i genitori, che devono remare continuamente nel senso opposto facendo la parte dei “cattivi”.
A volte infatti, i nonni faticano a comprendere che quel “no” è costato tanto. Che loro per primi direbbero sempre di sì per vederlo sorridere, che sono dispiaciuti nel sapere il proprio bambino deluso da qualcosa e non da ultimo, che perfino per loro acconsentire per evitare capricci sarebbe la strada meno tortuosa.
Quel no però è il confine che lo protegge dal diventare un giorno arrogante e presuntuoso, è un no che viene pronunciato magari per insegnargli a condividere, ad aspettare, a rispettare il prossimo,
Magari quel “no” è per insegnargli a desiderare davvero qualcosa, anziché dare tutto per scontato.
Non contraddire mai un bambino, magari per non andare incontro ad una reazione di rabbia, non lo aiuta a crescere, né ad esplorare le sue emozioni: rabbia e delusione, purtroppo, prima o poi sono stati d’animo che vanno affrontati.
Una volta spiegato tutto questo ai nonni con la dovuta chiarezza a fermezza, non dimentichiamo che anche loro possono sbagliare, ma che senz’altro stanno facendo del loro meglio. Impariamo quando non è necessario a fidarci di loro e non fare crociate quando non è necessario: in fondo non dimentichiamo che stiamo tutti lavorando per raggiungere la stessa meta. Crescere e formare un bambino prima e un adulto un domani, sereno, felice e consapevole.
Ognuno con i suoi modi, con il suo amore e il suo vissuto, non desideriamo niente altro che vederlo felice.