Il virus respiratorio sinciziale (RSV) è un virus molto comune nei bambini nei primi anni di vita e, sebbene nella maggior parte dei casi l’infezione decorra senza sintomi o con lievi disturbi da raffreddamento, talvolta il virus può raggiungere le vie respiratorie inferiori, causando la bronchiolite, ovvero l’infiammazione delle diramazioni terminali dei bronchi (dette appunto bronchioli). Il suo periodo di massima diffusione è nei mesi invernali (novembre-marzo).
Cos’è il virus respiratorio sinciziale (RSV)
L’RSV è un virus a RNA, appartenente alla famiglia Paramyxoviridae, molto diffuso nell’uomo, anche a causa della mancanza di un’immunità a lungo termine dopo il contatto con il virus che rende frequente la reinfezione.
Quasi tutti i bambini contraggono l’infezione entro i primi due anni di vita: nella maggior parte dei casi il virus si sviluppa in una sindrome simil-influenzale delle vie respiratorie superiori, ma in alcuni casi si può incorrere in una malattia del tratto respiratorio inferiore, prevalentemente sotto forma di bronchiolite.
Tutti i neonati e bambini nel primo anno di vita sono particolarmente a rischio di forme gravi di infezione da RSV. Ci sono poi alcuni fattori che aumentano il rischio di infezione come l’età, se inferiore a un anno, ed essere nati subito prima o durante il periodo di maggiore circolazione del virus. Ulteriori fattori di rischio sono:
- nascita pretermine, 29 settimane di gravidanza
- bambini fino a 2 anni affetti da displasia broncopolmonare (una malattia polmonare legata alla prematurità)
- bambini fino a 2 anni con malattie cardiache congenite o altre malattie respiratorie croniche
- bambini con un sistema immunitario indebolito a causa di particolari malattie o di terapie immunosoppressive.
Per proteggere i bambini fragili è importante che tutte le persone in contatto con lui si lavino sempre le mani con acqua calda e sapone prima di toccarlo. Inoltre è importante tenere il bambino lontano dal fumo e dalle aree affollate come i centri commerciali.
Una attenta valutazione con il pediatra di riferimento aiuterà nella scelta di inserire o meno il bambino fragile al nido nel periodo epidemico.
Molte ricerche per la messa a punto di una soluzione preventiva sono in fase avanzata di studio.