E’ un’arma fondamentale per la salute delle donne. Si tratta del vaccino contro il papillomavirus umano (Human Papillomavirus – HPV), un virus di cui si conoscono oltre 200 tipi, che può colpire a qualunque età, anche i maschi, e molto spesso si è inconsapevoli portatori sani, perché asintomatici.
Una volta avvenuto il contagio, l’infezione può manifestarsi con verruche sulla pelle, condilomi genitali benigni, ma anche con tumori quali il carcinoma della cervice uterina, tumori ano-genitali, e tumori della bocca o della gola (a seconda appunto del tipo o dei tipi presenti).
Di papillomavirus e di prevenzione con il vaccino parliamo con il Dr. Carlo Liverani, ginecologo in Humanitas San Pio X.
In che modo avviene il contagio con questo virus?
La principale via di contagio è per via sessuale, ma non tramite il liquido seminale come nel caso dell’HIV, bensì tramite contatto cute-cute o cute-mucose.
Una volta avvenuto il contagio, l’incubazione del virus può durare per un periodo variabile di poche settimane fino a qualche anno, pertanto risulta difficile stabilire quando e da chi è avvenuto il contagio.
Come possiamo sapere se siamo venute in contatto con il papillomavirus?
Non sempre l’infezione da HPV dà sintomi a chi l’ha contratto. Tuttavia, la presenza di infezioni da micosi, trichomonas e vaginosi potrebbero costituire un terreno favorevole per i papillomavirus.
È importante però sottolineare che molte delle lesioni (80%) di cui il virus HPV è responsabile regrediscono spontaneamente. Negli altri casi, le lesioni possono impiegare solitamente da 7 a 15 anni per evolvere in tumori.
Perché alcune donne manifestano i sintomi e altre sono asintomatiche?
I sintomi sono generalmente da ricondursi alla presenza di altre infezioni sovrapposte, mentre i papillomavirus non causano perdite, bruciori o sanguinamenti.
I condilomi floridi possono causare fastidio, mentre le lesioni pretumorali non danno mai segnali di sé (quando danno sanguinamenti dopo i rapporti, allora significa che siamo di fronte già a un caso avanzato).
L’infezione da HPV da sola non basta a causare il cancro. Le lesioni possono peggiorare come conseguenza di un indebolimento delle difese immunitarie dovuto, ad esempio a malattie croniche debilitanti, dopo un trapianto, malattie autoimmuni, terapie cortisoniche prolungate o con farmaci immunosoppressori, oppure anche uno stile di vita scorretto o livelli di stress eccessivi.
In assenza di sintomi, quali esami fare per scoprire l’avvenuto contagio?
Una donna sessualmente attiva dovrebbe sottoporsi ogni 3 anni al Pap test oppure ogni 5 anni all’HPV test per rilevare eventuali lesioni precancerose.
Oggi si tende a preferire il test HPV, con esecuzione del Pap test solo nei casi positivi. Il test HPV rivela solo la presenza di un tipo virale, mentre il Pap test rivela eventuali lesioni cellulari causate dalla persistenza del virus.
In caso di sospetto, il ginecologo potrà richiedere esami di accertamento diagnostico delle lesioni, quali la colposcopia o la biopsia. In seguito, la frequenza di esami e test verrà stabilita dal ginecologo curante.
Come possiamo proteggerci dal virus HPV?
Contrariamente a quanto avviene per l’HIV, l’uso del preservativo può ridurre ma non eliminare il rischio di trasmissione ai partner non infettati. Infatti, l’infezione può essere trasmessa alla donna anche da aree dell’asta peniena non ricoperte dal preservativo, dall’inguine, dallo scroto, dal pube.
Ecco perché la vaccinazione anti-HPV rappresenta il principale scudo di protezione. Questa deve essere praticata prima di venire in contatto con il virus ed è un’arma fondamentale di prevenzione per la salute della donna.
Per contrastare l’infezione da HPV, la vaccinazione viene raccomandata dagli 11 anni per femmine e maschi, ovvero prima dell’inizio dell’attività sessuale, in modo che il vaccino impedisca al papillomavirus, in caso di contagio, di attivare quel processo di modificazione cellulare del collo dell’utero che potrebbe diventare tumore.
Tuttavia, la vaccinazione può essere effettuata sia in età più avanzata, sia dopo aver contratto l’infezione, in quanto il vaccino contribuisce anche a ridurre le recidive, poiché in grado di aumentare di molto il livello degli anticorpi contro questi virus.
Il vaccino è sicuro?
Sicuro ed efficace. In merito alla sicurezza, basti pensare che le eventuali reazioni avverse del vaccino quali cefalea, febbre, dolore nella sede dell’iniezione, scompaiono in pochi giorni, mentre l’infezione da HPV, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, in Italia è responsabile del 70% dei tumori del collo dell’utero, e nel 5-10% delle donne infette si sviluppano infezioni che portano a lesioni precancerose del collo dell’utero.
Il vaccino è sicuro anche in gravidanza e durante l’allattamento?
Secondo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità, la vaccinazione anti-HPV può essere effettuata in sicurezza per la mamma e il bimbo durante l’allattamento, mentre in gravidanza non esistono finora studi sufficienti per raccomandarla.
Altri casi in cui si parla di precauzioni alla vaccinazione sono le gravi allergie ai lieviti, e la presenza di malattia acuta grave o moderata anche senza febbre, nel qual caso la vaccinazione dovrà essere rinviata.
Insieme alla vaccinazione, cosa possiamo fare per prevenire l’infezione?
Mantenere un sistema immunitario sano e forte può contribuire a sviluppare una protezione contro l’infezione. Pertanto, e non solo contro l’infezione da HPV, è raccomandato di rivolgersi al proprio medico per eventuali consigli in merito a come intervenire per sostenere il sistema immunitario.
Infine, usare il preservativo durante i rapporti sessuali è un modo efficace per limitare il contagio da papillomavirus e da altre malattie a trasmissione sessuale.