Si parla di sindrome dell’intestino irritabile, ma è una condizione che influenza e riduce la qualità di vita soprattutto delle donne in età fertile.
Gonfiore e dolore addominale, diarrea e stipsi, crampi, ma anche debolezza e affaticamento si accompagnano all’irritabilità dell’intestino.
Un tempo si chiamava genericamente colite, ma alcuni esami aiutano a capire se di colon irritabile si tratta, e a mettere in atto le terapie giuste per questa patologia. Ne parliamo con il dottor Marco Dal Fante, responsabile di gastroenterologia ed endoscopia di Humanitas San Pio X.
Come si riconosce la sindrome del colon irritabile?
I sintomi da soli possono essere così generici che è stato necessario definire criteri diagnostici internazionali, chiamati criteri di Roma IV, che identificano i sintomi tipici:
- dolore addominale ricorrente persistente da almeno 6 mesi prima della diagnosi,
- dolore addominale che deve essere presente per almeno 1 giorno alla settimana, in associazione ad altri sintomi specifici che riguardano l’evacuazione.
In genere, durante la visita specialistica dal gastroenterologo, la paziente riferisce di soffrire da anni di “fastidio addominale”, dolore crampiforme, irregolarità dell’evacuazione, e di notare che i sintomi si riacutizzano in concomitanza con eventi stressanti, talvolta anche associati a cistiti, depressione, emicranie, ansia, e altri sintomi generici.
Parlo soprattutto di donne perchè la sindrome del colon irritabile, per cause ancora poco chiare, colpisce le donne due volte più degli uomini.
Ma le cause del colon irritabile sono note?
Sì, ma solo in parte, e sono molteplici anche nella singola persona.
Questo può rendere difficile andare a scoprire e poi agire sulla cosiddetta causa scatenante, proprio perchè i fattori che concorrono all’infiammazione dell’intestino possono essere psico-sociali, biologici, come la predisposizione e la suscettibilità individuale, la percezione soggettiva del dolore, la composizione del microbiota intestinale ed infezioni intestinali, ma anche l’uso di alcuni farmaci come gli antibiotici.
A complicare la situazione possono intervenire anche altre patologie concomitanti del tratto digestivo, come la dispepsia funzionale, la malattia da reflusso gastroesofageo, oppure la celiachia, la fibromialgia, il dolore pelvico cronico e le intolleranze ed allergie alimentari.
Quali sono gli esami che permettono di diagnosticare la sindrome dell’intestino irritabile?
Si va per esclusione, dal momento che i sintomi possono essere riferiti anche a diverse altre patologie. La colonscopia è l’esame diagnostico che permette di guardare all’interno del tratto intestinale ed escludere altre patologie, oggi anche senza l’utilizzo della sonda endoscopica grazie alla TC colonscopia che si effettua come tomografia.
Questo tipo di esame si è dimostrato meno invasivo rispetto alla colonscopia, ma non si sostituisce all’indagine endoscopica tradizionale di cui è necessario il ricorso in caso di sospetto diagnostico.
A completare gli esami diagnostici, in molti casi si effettua anche il Breath test al lattosio (o test del respiro), e gli esami del sangue per la malattia celiaca, sempre allo scopo di escludere queste malattie.
Quali sono i trattamenti efficaci per dare pace all’intestino?
Proprio perchè spesso è difficile risalire alla causa scatenante, i trattamenti variano sulla base dei diversi sintomi riferiti dalla paziente. Pertanto si parla di una strategia terapeutica che può variare nel tempo, e da persona a persona, ma che in genere si basa sullo stile di vita (dieta, idratazione, attività fisica), oltre a farmaci e probiotici che variano in caso di diarrea o di stipsi, meteorismo e dolore addominale, l’eliminazione di alcuni alimenti e bevande fermentative, e antidepressivi/ansiolitici, se necessario.