Ci sono diverse coppie che affrontano aborti spontanei ricorrenti e che nonostante gli esami a cui vengono sottoposti, non hanno ottenuto ancora spiegazioni sulle motivazioni. Una risposta potrebbe venire dai risultati di questo nuovo studio.
I ricercatori della Warwick Medical School hanno scoperto che una delle cause di aborti ricorrenti potrebbe essere correlata a una disfunzione relativa ai giorni fertili mensili. Ogni mese, tra un ciclo e l’altro ogni donna ha una propria “finestra ” di fertilità rappresentata dai giorni che precedono l’ovulazione e dal giorno che la segue. In genere i giorni di massima fertilità sono solo circa 3.
In questi giorni viene rilasciata l’interleuchina 33 ( IL-33 ) una citochina appartenente alla superfamiglia delle interleuchine 1. In concomitanza viene attivato il suo recettore (ST2) nelle cellule dell’utero inducendo una risposta infiammatoria che controlla la fase di massima fertilità.
Secondo lo studio condotto dal Professor Jan Brosens e dal Professor Siobhan Quenby della Warwick Medical School sembrerebbe evidente che nelle pazienti che hanno alle spalle diversi aborti spontanei ricorrenti, ci sia un’anomalia della risposta infiammatoria che sembra prolungata di più giorni rispetto a quelli normali (2-3).
Quando la finestra di fertilità rimane aperta troppo a lungo, gli embrioni si impiantano in un ambiente non favorevole al proseguo della gravidanza iportando così all’aborto spontaneo.
Il Professore Quenby spiega così cosa significa questa scoperta per quelle donne che soffrono di aborti ricorrenti “Lo studio cambia fondamentalmente la nostra comprensione del problema con implicazioni di grande portata clinica. Il sistema IL-33/ST2 è già oggetto di studio e di interventi terapeutici in settori che riguardano l’ Alzheimer, le malattie cardiovascolari, l’obesità, l’asma e altre malattie autoimmuni. Crediamo che riuscire a monitorare e gestire il percorso infiammatorio a carico dell’utero regolando quindi la finestra di fertilità, possa aiutare a prevenire l’aborto spontaneo ricorrente”
“E ‘una scoperta entusiasmante che speriamo porterà a nuovi sviluppi per un folto gruppo di donne per cui i non vi è attualmente alcun aiuto.”
Fonte: Università di Warwick