Al giorno d’oggi per diversi e anche validi motivi, una donna affronta la prima gravidanza molto più tardi di quanto accedeva 20 o 30 anni fa. Se l’età del primo figlio si è alzata, l’orologio biologico della donna non ha subito invece mutamenti particolari.
Pertanto quando una donna decide di avere il primo figlio, la sua fertilità spesso non è più ottimale. Una ricerca condotta presso l’Università di Edimburgo ha evidenziato la dura realtà dei fatti: a 30 anni il 95% delle donne esaminate ha solamente il 12% del numero iniziale di follicoli ovarici che possono svilupparsi in cellule uovo. E a 40 anni ne rimane solo il 3%. Insomma un panorama alquanto demoralizzante anche per me che sto leggendo visto che di anni ne ho 37 : mi fa sentire sulla via del declino. Ma fortunatamente c’è il rovescio della medaglia: la stessa ricerca infatti puntualizza che le le femmine alla nascita hanno circa 600.000 potenziali cellule uovo e pertanto anche se nei primi 20 anni ne perdiamo l’88%, ne abbiamo ancora 72 000 a disposizione . E non sono poche.
Dopo i 35 anni però le cellule uovo possono perdere la loro qualità iniziale, i cicli anovulatori compaiono più frequentemente anche se si hanno mestruazioni regolari. Secondo l’American Society for Reproductive Medicine mentre una donna a 30 anni ha il 20% di probabilità per ciclo di rimanere incinta con rapporti mirati, una donna di 40 ha solo il 5% di probabilità per mese.
Se siete trentenni e volete saperne di più sulla vostra fertilità, ci sono alcuni esami che vanno eseguiti e che possono dare delle indicazioni utili. Sarebbero da ripetere annualmente per chi vuole monitorare l’andamento della propria fertilità in vista di una futura gravidanza.
Ecco quali sono
- Dosaggio Ormone follicolo-stimolante (FSH) nel sangue: L’esame va a misurare i livelli di questo ormone che è responsabile della maturazione del follicolo e quindi ha un ruolo importante nel rilascio della cellula uovo (ovulazione).
- Dosaggio di estradiolo: l’estradiolo è un ormone che fa parte della famiglia degli estrogeni . Viene prodotto e rilasciato dalle ovaie, dalla corteccia surrenale e dalla placenta che si forma durante la gravidanza per nutrire un bambino in via di sviluppo
- Ormone Anti Mulleriano (AMH) : I valori di AMH si riducono parallelamente alla riduzione dei follicoli ovarici per cui la sua misurazione può dare un’idea di quale sia la riserva ovarica di una donna.
- 25-idrossi vitamina D : questo esame va a valutare l’eventuale carenza di calcidiolo. Questo pre-ormone, che poi viene convertito nel nostro organismo nella forma biologicamente attiva della vitamina D, diminuisce con l’età. Una sua carenza può predisporre il bambino ad alcune complicazioni
Ovviamente quando il tempo non è dalla nostra parte, la medicina ci viene in aiuto. Al giorno d’oggi è possibile prelevare e congelare gli ovociti ad esempio per fecondazioni in vitro future.
Secondo una ricerca pubblicata su New England Journal of Medicine le donne di 35 anni o meno che si sottopongono fino ad un massimo di 6 ciclo di fecondazione in vitro, hanno un tasso del 65-86% di possibilità di rimanere incinta e portare a termine la gravidanza. Le donne di 40 anni o più invece hanno una probabilità dimezzata: in questo caso infatti i tassi di successo delle fecondazioni in vitro vanno dal 23 al 42%.
Tuttavia negli anni che precedono la menopausa (perimenopausa) è possibile rimanere incinta però c’è un rischio decisamente maggiore di complicanze cromosomiche . Rischio che aumenta di pari passo all’aumento all’età della madre. E’ pertanto raccomandabile alle donne che hanno superato i 35 anni di parlare con il proprio ginecologo dei possibili esami da effettuare per valutare lo stato di salute fetale e la probabilità di anomalie cromosomiche tra cui la Sindrome di Down.
Anche gli uomini sperimentano un calo di fertilità dopo i 50 anni però è la situazione materna ad incidere maggiormente.
Gli uomini più anziani hanno aumentati livelli di instabilità del DNA dello sperma, che è collegato con un più alto rischio di autismo e di schizofrenia nei bambini, secondo Eric J. Topol, MD, Professore di Genomica presso The Scripps Research Institute e autore del libro “The Creative Destruction of Medicine”.
Detto ciò sia chiaro, una persona è libera di decidere di avere un figlio nel momento della propria vita che ritiene più opportuno e giusto, rimandando questo appuntamento ad oltranza.
L’uomo giusto non è detto che si trovi a 20 anni, magari si incontra a 40 o dopo e su questo non possiamo intervenire.
Però noi donne dobbiamo anche essere consapevoli che più gli anni passano più diminuiscono nono solo le probabilità di realizzare una gravidanza naturale ma anche le possibilità di successo di un iter di fecondazione assistita.
E come sempre: in becco alla cicogna!