Spesso si comincia a cercare una gravidanza quando si è giunti ad un punto della propria vita in cui ci si sente finalmente pronti a mettere al mondo un figlio. Si fa una valutazione del proprio percorso di vita, quindi si considera che il lavoro è al momento un obiettivo raggiunto e stabile e di conseguenza la situazione economica è favorevole, che la relazione di convivenza o il matrimonio con il partner è appagante e quindi è arrivato il momento giusto per far nascere un bambino.
Inizia così la ricerca della gravidanza, ma il tempo passa e ciclo dopo ciclo sale la frustrazione di non riuscire a rimanere incinta.
Tra speranza e delusione
Quando il figlio tanto desiderato non arriva, invece della dolce attesa, ogni mese ci si ritrova alle prese con un’attesa snervante, interrotta dalla comparsa delle mestruazioni a spazzare via un’altra speranza. Ci si ritrova così a mettere in discussione il proprio immaginario di vita, le aspettative individuali e quelle che si nutrono come meta di coppia. Il sogno di diventare genitori comincia a svanire e, in particolare sulla donna, ha inevitabili ripercussioni psicologiche.
Per l’essere umano infatti la riproduzione non è, come accade nel mondo animale, la mera soddisfazione di un istinto finalizzato alla sopravvivenza della specie, ma un desiderio che si carica di investimenti affettivi complessi, legati alla struttura psicologica e ad un intreccio di valori sia personali che sociali. Non riuscire a soddisfarlo, dunque, innesca sentimenti di frustrazione che possono portare a una crisi profonda sia nella donna che nell’uomo.
Quando la ricerca di un figlio diventa accanimento
La vita di una coppia che si ritrova in questa situazione comincia a girare intorno ai tempi del concepimento, che non fa altro che aumentare lo stress e quindi la difficoltà di concepimento.
A volte si è erroneamente convinti che questo accanimento debba essere naturale in un percorso di concepimento e che ciò non procuri affatto stress. In realtà può accadere che la natura e la nostra mente si ribellino a questo processo, arrestando così il progetto della coppia di concepire un bambino.
Come superare la frustrazione di non rimanere incinta
Il primo suggerimento è quello di non finalizzare la vita sessuale alla procreazione. L’eccessiva frequenza nei rapporti non ha mai aiutato e due rapporti la settimana sono più che sufficienti perché l’atto sessuale sia un bel momento di intimità e non diventi uno stress per entrambi.
Essere spontanei è sempre il miglior modo per affrontare il concepimento. È per questo che la ricerca di una gravidanza senza un immediato esito positivo non deve trasformarsi in un percorso snervante e psicologicamente impegnativo.
Ciò significa smettere di programmare ossessivamente i rapporti e rendersi conto che si è in una fase di insoddisfazione, insicurezza e angoscia e che tutto ciò di certo non può favorire il concepimento, nemmeno se dopo l’atto sessuale si fa la verticale, anzi è decisamente sconsigliata in quanto poco romantica e soprattutto inutile.
Al contrario, occorre fermarsi, fare il punto della situazione e cambiare atteggiamento, essendo consapevoli che il concepimento è un evento alquanto misterioso.
Il secondo consiglio che mi sento di dare è quello di cercare di cambiare stile di vita: trovare nuovi interessi, uscire dalla routine di tutti i giorni, ovviamente per quanto possibile, e lasciare che l’inventiva e la creatività della coppia possa far rifiorire quella serenità che si è persa nel periodo di accanita ricerca della gravidanza.
Accantonando l’ossessione del concepimento e ritrovando soddisfazione nella propria vita si riuscirà ad uscire dal vortice negativo dello stress e della frustrazione.