Quando una coppia intraprende un percorso di fecondazione assistita, dovrebbe essere messa al corrente delle possibili complicanze che possono verificarsi durante il trattamento.
Le complicanze più comuni di un trattamento di PMA sono:
- gravidanza multipla: complicazione più comune che attualmente si tende ad evitare, o comunque ridurre alle sole mono zigotiche, trasferendo un unico embrione. La gravidanza gemellare comporta rischi legati alla prematurità, che sappiamo essere una patologia neonatale grave per tutto ciò che comporta. Senza dimenticare che il rischio di paralisi cerebrale è 8 volte maggiore nella gravidanza gemellare rispetto a una gravidanza singola. Rischio che diventa 47 volte più grande nelle trigemine.
- sindrome da ipertsimolaziome ovarica (OHSS)
- gravidanza ectopica: il rischio sussiste per qualsiasi trattamento di PMA, anche con il transfer di embrioni nella cavità uterina . L’incremento del rischio si stima essere tra il 2 e il 5%.
- problemi al prelievo ovocitario: le complicanze al pick -up degli ovociti sono legate all’insorgenza di infezioni o danni a carico dell’intestino: l’incidenza di queste complicanze è stimata uguale o inferiore all’1%.
La sindrome da iperstimolazione ovarica
La sindrome da iperstimolazione ovarica colpisce le donne che assumono farmaci ormonali iniettabili per stimolare lo sviluppo degli ovociti nelle ovaie. Può accadere quindi nelle donne sottoposte a fecondazione in vitro, a induzione dell’ovulazione o inseminazione intrauterina. Un piccolo numero di donne può sviluppare un OHSS grave, che può causare un rapido aumento di peso, dolore addominale, vomito e problemi respiratori.
Più raramente l’OHSS si verifica durante i trattamenti di fertilità con farmaci assunti per via orale, come il clomifene (Clomid, Serophene). Occasionalmente l’OHSS si verifica spontaneamente, e quindi non in relazione ai trattamenti di fertilità.
L’OHSS grave avviene in meno del 2% dei casi nelle donne che stanno facendo un percorso di PMA.
Le pazienti a rischio di queste complicazione sono generalmente giovani e/o con la sindrome dell’ovaio policistico.
I sintomi dell’iperstimolazione ovarica
I sintomi della sindrome da iperstimolazione ovarica iniziano spesso entro 10 giorni dall’inizio dell’uso di farmaci iniettabili per stimolare l’ovulazione. I sintomi possono variare da lievi a gravi e possono peggiorare o migliorare nel tempo.
In base alla sintomatologia si individuano 4 gradi di sindrome da iperstimolazione ovarica:
Se sono in corso trattamenti di fertilità e si manifestano qualsiasi di questi sintomi da iperstimolazione ovarica, è necessario informare il medico o recarsi al pronto soccorso.
È inoltre importantissimo informare immediatamente il proprio medico se si sviluppano problemi respiratori o si manifestano dolori alle gambe durante il trattamento di fertilità. Questi sintomi potrebbero indicare una condizione urgente che richiede immediata attenzione medica.
Fattori di rischio
I fattori che aumentano il rischio di OHSS includono:
- Sindrome dell’ovaio policistico
- Presenza di tanti follicoli
- Età inferiore a 30 anni
- Basso peso corporeo
- Livello di estradiolo alto o in forte aumento prima dell’iniezionedell’HCG per indurre l’ovulazione
- Precedenti episodi di OHSS
In alcuni casi, l’OHSS colpisce le donne che non presentano alcun fattore di rischio.
I valori di Amh e del conteggio dei follicoli antrali possono essere utili ad identificare le donne che possono sviluppare una aumentata risposta all’anno stimolazione ovarica.
Amh maggiori di 3,36 ng/ml, e un valore del conteggio dei follicoli antrali maggiori di 16 predicono con sensibilità dell’89% e specificità del 92%, una eccessiva risposta ovarica.
Prevenzione
Per ridurre le possibilità di sviluppare la sindrome da iperstimolazione ovarica, il piano terapeutico per la stimolazione dell’ovulazione deve esser pensato appositamente secondo le caratteristiche della paziente.
Il trattamento prevede frequenti monitoraggi ecografici e prelievi del sangue per monitorare la crescita dei follicoli, il numero dei follicoli e i valori ormonali.
Se sussiste il rischio di OHSS I medici usano la dose più bassa possibile di gonadotropine per raggiungere gli obiettivi di stimolazione delle ovaie e induzione dell’ovulazione. Si è visto che l’uso di protocolli di stimolazione con antagonisti del GnRH e induzione con agonisti del GnRH al posto dell’HCG, riduce il rischio di iperstimolazione.
Anche nei migliori centri con adeguati e frequenti monitoraggi può verificarsi una risposta eccessiva alla stimolazione. In questi casi si attuano alcune strategie preventive che sono:
- Sospensione del trattamento: Se i livelli di estrogeni sono alti o vi è un eccessivo numero di follicoli sviluppati, i medici potrebbero far sospendere l’assunzione di farmaci iniettabili e attendere alcuni giorni prima di somministrare HCG, per indurre l’ovulazione. Oppure sospendere del tutto il trattamento e riprovare uno dei cicli successivi quando la situazione si è normalizzata.
- Congelamento degli embrioni: durante un percorso di PMA , tutti i follicoli (maturi e immaturi) possono essere rimossi dalle ovaie per ridurre la possibilità di OHSS. I follicoli maturi vengono fecondati e congelati e le ovaie possono riposare. È possibile riprendere il trattamento con il transfer in un secondo momento, quando il corpo sarà pronto.
Nel caso la paziente sviluppi comunque la sindrome da iperstimolazione ovarica, è necessaria l’ospedalizzazione fino alla guarigione completa.
Per approfondire:
Ovarian hyperstimulation syndrome. American Society for Reproductive Medicine. https://www.asrm.org/topics/topics-index/ovarian-hyperstimulation-syndrome-ohss/