Unadelletante / Oneofmany, il libro che dà un volto all’infertilità

Intervista a Loredana Vanini, autrice di Unadelletante / Oneofmany, il libro di ritratti di 99 donne che raccontano la propria infertilità senza vergogna e con sorrisi e bellezza.

Grazie a un’amica in comune ho avuto la fortuna e il piacere di conoscere Loredana Vanini, fotografa, madre e donna  forte, determinata, estremamente altruista e generosa. Loredana è una persona che quando la consoci e ci parli lascia il segno, un segno positivo nel tuo cuore e nella tua anima.

Molte volte parlando insieme si affronta il tema dell’infertilità, lei perchè l’ha vissuta in prima persona, io perchè mi occupo da anni di questa problematica cercando di fare informazione e di dare voce e spazio  alle coppie che ne soffrono. Abbiamo avuto modo di confrontarci spesso in questi ultimi mesi, e ho seguito le tante dirette con ospiti professionisti nel campo dell’infertilità  che Loredana intervista quasi ogni giorno, nel suo canale IG che vi consiglio di seguire.

Sappiamo entrambe quanta strada cui sia ancora da fare per cercare di normalizzare  questo termine, infertilità, che viene spesso vissuto non solo in solitudine ma anche con tanta sofferenza. Questo libro nasce proprio per dare voce a chi ha ricevuto questa diagnosi, per far sentire le donne e le coppie meno sole e fare riscoprire loro  quella forza interiore che delle volte può essere sopita dalla paura.

Come nasce l’idea di questo libro?

Il mio libro nasce dalla frustrazione di provare imbarazzo per la mia infertilità. Oltre il danno anche la beffa. Non solo non potevo concepire nell’intimità della camera da letto ma mi sentivo improvvisamente vecchia, arida, poco femminile. E sola.

Un pomeriggio freddo di febbraio entrai in una grande libreria al centro di Roma, nell’intento di trovare qualcosa che alleviasse quei sentimenti, e invece lessi dei titoli che mi appesantirono ancora di più. Tornai a casa a mani vuote. Qualche tempo dopo, aspettando il mio numero per un monitoraggio in clinica, mi accorsi che nel giro di due mesi c’erano circa 600 donne arrivate dopo di me. Due mesi soltanto. Ma dove siete? Ma perché non riesco a parlare con nessuna vis a vis? Perché aleggia questa omertà? Perché in clinica non ci chiamano per nome ma ci appioppano un numero? Dal dentista non è cosi, non c’è mica il discorso della privacy. E perché in una clinica per l’infertilità si? Dovrei vergognarmi di qualcosa e quindi mi tutelano usando un numero al posto del mio nome?

Pensai che sarebbe stato bello metterci la faccia.

Pensai che sarebbe stato molto più bello se a metterci la faccia fossimo state in tante, tutte senza vergogna. Chi avrebbe preso in mano questa raccolta di foto avrebbe visto i volti e letto le storie, e non si sarebbe sentita più sola.

Scopri il libro  Unadelletante / Oneofmany di Loredana Vanini

Come mai hai scelto il titolo “Unadelletante/Oneofmany”?

Avevo una piccola parte di ritratti in mano e spiegavo ad un amico quale fosse il motore di questo progetto, e lui mi chiese se già avessi pensato ad un nome. Risposi di no. Gli dissi che non volevo nulla di speciale o di troppo enfatico, che il mio desiderio era quello di far sentire la donna infertile meno sfortunata e diversa, ma farle capire che era solo una delle tante. Una delle tante. Venne fuori così, chiacchierando con uno che i figli nemmeno li vuole.

 

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Cosa ti ha colpito delle donne che hai incontrato per realizzare questo progetto?

Ho fotografato 100 donne tra sud e nord Italia, e sono andata in Inghilterra dove ho ritratto donne di etnie diverse. Chi sentiva di fare un gesto eroico posando per me, chi lo faceva con totale disinvoltura. Chi piangeva parlandomi del suo dolore, e chi era orgogliosa di combattere per cercare quello che sarebbe stato suo figlio. Di ognuna mi ha colpito qualcosa di diverso. Ma c’è stato un elemento che ci ha accomunato tutte. Si sono raccontate senza filtri o mezzi termini come se già ci conoscessimo. La nostra personalissima esperienza con l’infertilità è la stessa di Ilaria e di Francesca e di Simona. Anche se le cause sono diverse, quando ci guardiamo nello specchio e ci vediamo quel termine li stampato in fronte, siamo tutte uguali.

 

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Cosa ti ha insegnato l’infertilità?

Mi ha insegnato l’arte della costanza. Di guardare in basso, senza troppe illusioni, continuando a pedalare concentrandomi su uno sforzo dopo l’altro. Mi ha insegnato a sorridere anche quando c’era solo da piangere, perché volevo essere innanzitutto una donna felice. Poi una madre.

Quale messaggio vuoi lasciare a chi come te  ha vissuto o sta vivendo l’infertilità?

Vorrei dare un consiglio sottovoce. Senza sminuire il dolore di nessuna. Fai tutto quello che puoi fare per avere tuo figlio, per tutto il tempo che senti, finchè ne hai le forze vai avanti come un treno, ma nel frattempo vivi. Respira, goditi una bella giornata di sole, un film, la musica, una chiacchiera con un’amica, un abbraccio caldo. Sii generativa, impasta, dipingi, cucina, studia. Cerca tuo figlio stando sempre in movimento e mai annullandoti.

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