Che cosa significa infertilità?
L’infertilità è una malattia del sistema riproduttivo che altera una delle funzioni più basilari del corpo: la capacità di concepire e portare avanti la gravidanza, con l’obiettivo di avere il bambino in braccio. L’infertilità colpisce il 10% -15% delle coppie. Questo la rende una delle malattie più comuni nelle persone di età compresa tra 20 e 45 anni. Più a lungo una donna cerca di rimanere incinta senza riuscire concepire, minori sono le sue possibilità di rimanere incinta senza ricorrere a cure mediche. La maggior parte (85%) delle coppie con fertilità normale concepirà entro un anno di tentativi mirati.
Se una coppia non concepisce nel primo anno, le sue possibilità di concepire diminuiscono ogni mese e la velocità con cui queste possibilità diminuiscono è in stretta relazione con l’età della donna. In genere si raccomanda di approfondire con accertamenti medici quando la gravidanza non arriva dopo 12 mesi di tentativi mirati (se la donna è più giovane di 36 anni) o già dopo 6 mesi di tentativi andati a vuoto se la donna ha più di 36 anni.
Se però sussistono già all’inizio della ricerca delle problematiche di salute come l’endometriosi, la PCOS, problemi autoimmuni, ecc. che possono rendere molto più difficile la ricerca della gravidanza, è bene parlarne subito con il proprio medico.
A grandi linee possiamo affermare che circa un terzo dei casi di infertilità può essere attribuito a fattori maschili e circa un terzo a fattori che interessano la sfera femminile. Per il restante terzo delle coppie infertili, l’infertilità è causata da una combinazione di problemi in entrambi i partner o, in circa il 20% dei casi, la causa è sconosciuta. Si parla di infertilità inspiegata o idiopatica.
Come viene diagnosticata l’infertilità?
Esistono una serie di esami di approfondimento per cercare di risalire alle cause o del mancato concepimento , o attecchimento o proseguo della gravidanza
Si parte sempre dall’anamnesi iniziale fino ad arrivare poi agli esami diagnostici più o meno invasivi.
Cosa succede in caso di diagnosi di infertilità?
La maggior parte dei casi di infertilità – dall’85 al 90 percento – sono trattati con terapie convenzionali, come il trattamento farmacologico o interventi chirurgici a carico degli organi riproduttivi.
Se le sole terapie farmacologiche o gli interventi non portano a risultati, o se questi due interventi non sono applicabili, si può ricorrere alla fecondazione assistita omologa o eterologa, o all’adozione, tenendo sempre in considerazione i desideri e le possibilità della coppia.
Cos’è la fecondazione assistita?
Nelle coppie infertili in cui le donne hanno le tube ostruite o assenti o nelle coppie in cui , gli uomini hanno un basso numero di spermatozoi, la fecondazione assistita (PMA) offre una possibilità di genitorialità alle coppie che fino a qualche tempo fa non avrebbero avuto alcuna speranza di avere un figlio biologico.
La fecondazione in vitro è costosa?
Come altre procedure mediche estremamente delicate, la fecondazione in vitro coinvolge professionisti altamente qualificati e laboratori e attrezzature sofisticate. Potrebbe inoltre essere necessario ripetere il trattamento per riuscire a concepire e a portare avanti la gravidanza.
In Italia esistono strutture pubbliche o private convenzionate, in cui è possibile intraprendere il percorso di fecondazione assistita al costo del ticket e pagando ovviamente i farmaci a meno di esenzioni.
Nei centri privati i costi si aggirano dai 700 euro in su per la IUI e 2000 euro in su per la FIVET. I costi variano moltissimo in base al tipo di stimolazione, a ricorso alla crioconservazione e/o alla diagnosi pre-impianto
Per fare un esempio di costi nel pubblico, in Veneto, abbiamo preso come riferimento il centro PMA dell’ospedale di Padova
L’importo totale per le prestazioni è variabile a seconda degli esami ritenuti necessari dal medico per una corretta diagnosi delle cause di infertilità.
Trovate tutti i costi elencati in questo documento da pag. 8.
Ad esempio:
La fecondazione in vitro funziona?
Sì, i trattamenti di fecondazione assistita funzionano perchè dai lontani anni 80 sono nati milioni di bambini in tutto il mondo grazie a queste tecniche che via via si sono sempre più perfezionate.
In Italia nel 2018, in base agli ultimi dati messi a disposizione da Registro Nazionale PMA si sono ottenuti i seguenti risultati
- 345 centri di PMA attivi nel 2018
- 298 centri con accesso di almeno 1 coppia, di cui 110 di I livello e 188 di II e III livello
- 77.509 coppie trattate con tecniche di procreazione medicalmente assistita di primo, secondo e terzo livello
- 97.508 cicli di trattamento iniziati
- 18.994 gravidanze ottenute
- 12.797 parti documentati
- 14.139 bambini nati vivi che rappresentano il 3,2% del totale dei nati in Italia nel 2018 (439.747 nati vivi, Fonte: ISTAT)
Che impatto ha l’infertilità sul benessere psicologico?
Una diagnosi di infertilità pesa come un macigno sulla testa delle coppie che si trovano ad affrontare una situazione nuova, spesso completamente sconosciuta, ricca di punti interrogativi e sicuramente disorientante. La coppia viene investita da tantissime nozioni, parole complicate, numeri e statistiche. Come districarsi in tutto ciò? Affrontare la moltitudine di decisioni mediche e le incertezze che l’infertilità comporta può determinare importanti sconvolgimenti emotivi. Ed è per tale motivo che si consiglia o meglio ancora, si raccomanda alle coppie di intraprendere un percorso con uno psicoterapeuta specializzato in infertilità.
Perché non rispondo ai farmaci per la stimolazione ovarica?
Una risposta alla stimolazione ovarica dipende da una serie di fattori diversi, i più importanti includono la riserva ovarica (gli ovociti disponibili), i livelli ormonali, la corretta somministrazione di eventuali farmaci e fattori legati allo di stile di vita.
In che modo la riserva ovarica influisce sulla stimolazione ovarica?
Per rispondere alla stimolazione ovarica, una donna deve avere a disposizione ovociti per rispondere ai farmaci. Se una donna ha una riserva ovarica ridotta (che viene definita da livelli ematici elevati di ormone follicolo stimolante (FSH), bassi livelli ematici di ormone anti-Mülleriano (AMH) o un basso numero di follicoli antrali) potrebbe non rispondere in modo adeguato alla stimolazione. Per queste pazienti, può essere provato un protocollo di stimolazione alternativo oppure, nei casi più difficili si propone di ricorrere alla donazione dei gameti (fecondazione eterologa)
È anche possibile che una donna abbia gli ovociti necessari ma non abbia gli ormoni ipofisari appropriati per rispondere adeguatamente alla stimolazione. In questo caso, l’uso di un farmaco per la stimolazione che può contenere sia FSH che ormone luteinizzante (LH), può consentire una risposta ottimale.
Anche lo stile di vita può influenzare la risposta di una donna alla stimolazione. L’ottimizzazione del peso, della dieta e dello stress lo smettere di fumare, di bere alcolici e di assumere sostanze stupefacenti può migliorare la risposta alla stimolazione ovarica.
Quando bisogna ricorrere alla diagnosi pre-impianto?
Il test genetico preimpianto (PGT) è una tecnica volta a evidenziare anomalie presenti negli embrioni prima del loro trasferimento nell’utero della paziente, dopo un trattamento di fecondazione in vitro.
Dal punto di vista pratico, la diagnosi preimpianto consiste nel prelievo e nella successiva analisi del DNA contenuto nelle cellule di un embrione che abbia raggiunto lo stadio di blastocisti (così si definisce l’embrione a 5 e 6 giorni dal concepimento).
Per poter effettuare la diagnosi preimpianto è necessario che la coppia si sottoponga ad un trattamento di fecondazione in vitro: una volta ottenuti gli embrioni, questi debbono crescere in incubatore fino a raggiungere lo stato di blastocisti.
Dovrebbero ricorrere alla diagnosi preimpianto ad esempio i pazienti che hanno patologie ereditarie in famiglia, come malattie monogeniche (es. fibrosi cistica o l’anemia falciforme) e legate au cromosomi sessuali (come la distrofia muscolare di Duchenne e la sindrome dell’X fragile). Attualmente la maggior parte delle coppie ricorre alla diagnosi preimpianto per trasferire solo le blastocisti cromosomicamente sane durante un percorso di fecondazione assistita.È noto infatti che con l’aumentare dell’età aumentano gli errori nel numero dei cromosomi contenuti negli ovociti e di conseguenza aumenta il rischio per la coppia di avere embrioni con un numero di cromosomi inadeguato.
Riferimenti:
ASRM, American Society for Reproductive Medicine
CENTRO PMA Centro di Procreazione Medicalmente Assistita e Preservazione della Fertilità di Padova