Con il termine riserva ovarica viene indicato lo stato della fertilità della donna. Per determinarla si valutano alcuni marker ormonali (AMH e FSH) e il numero dei follicoli antrali.
Da uno studio tutto italiano presentato a giugno 2019 all’ESHRE (European Society of Human Reproduction and Embryology) si è visto che la riserva ovarica di una donna è influenzata (negativamente) dall’inquinamento atmosferico.
Lo studio ORExPo (da Ovarian Reserve and Exposure to Environmental Pollutants) è stato diretto da Antonio La Marca Professore Associato presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e Medico specialista in Ginecologia ed Ostetricia.
La ricerca ha preso in considerazione le misurazioni ormonali ottenute da più di 1300 donne italiane, evidenziando che molte sostanze chimiche ambientali, così come alcuni componenti naturali e artificiali presenti nella dieta quotidiana, fungono da interferenti endocrini. Questo significa che queste sostanze hanno il potenziale per disturbare il ruolo fisiologico degli ormoni, interferendo con la loro biosintesi, il loro meccanismo di funzionamento o il loro metabolismo.
L’ormone valutato nello studio, l’ormone anti-mulleriano o AMH, è secreto dalle cellule dell’ovaio ed è considerato dagli specialisti un marcatore attendibile della riserva ovarica della donna.
Si sapeva che il valore dell’AMH è influenzato negativamente dall’età della donna e dal fumo di sigaretta ma non era ancora stato dimostrato il ruolo dell’inquinamento ambientale sulla diminuzione dei valori ematici di questo ormone.
Per arrivare a tale conclusione sono stati prelevati campioni ematici dalle donne residenti nell’area modenese tra il 2000 e il 2017.
Tutte le misurazioni sono state messe in relazione all’età della donna e alla loro area di residenza. L’analisi è stata completata inserendo i dati ambientali in base alla residenza di ciascuna paziente.
La valutazione dell’inquinamento ambientale ha preso in considerazione il particolato (PM) e i valori di biossido di azoto (NO2) che deriva dai gas di scarico dei veicoli.
I risultati dello studio
Sono state raccolte 1.463 misurazioni di AMH dalle 1.318 donne partecipanti.
Si è visto che al di sotto dei 25 anni i valori di AMH non sono legati all’età. Per le donne con età superiore ai 25 anni, invece, i valori di AMH sono inversamente correlati all’età della donna. In pratica dopo i 25 anni i valori di AMH diminuiscono mano a mano che la donna invecchia.
Si è visto anche che i valori di AMH sono inversamente correlati agli inquinanti ambientali, come PM10, PM2.5 e NO2. Più aumentano questi valori nell’aria più il valore dell’ormone AMH diminuisce. Questa associazione è indipendente dall’età.
Non sono state trovate correlazioni tra l’AMH e le temperature ambientali.
Indipendentemente dall’età, più alto è il livello di particolato e NO2, minore è la concentrazione sierica di AMH. La più bassa concentrazione di AMH, che riflette la una importante riduzione della riserva ovarica, è stata trovata in donne che sono state esposte a livelli di PM10, PM2,5 e NO2 sopra 29,5, 22 e 26 mcg / m3 rispettivamente.
Mi preme sottolineare che si tratta di valori ben al di sotto dei limiti massimi raccomandati dall’UE e dalle autorità locali (rispettivamente 40, 25 e 40 mcg / m3).
Secondo il prof. La Marca “l’esposizione ad alti livelli di PM10, PM2,5 e NO2 aumenta il rischio di avere una riserva ovarica gravemente ridotta di un fattore compreso tra 2 e 3 “.
Fonte: European Society of Human Reproduction and Embryology