Ha fatto scalpore negli Stati uniti la pubblicità mandata in onda sulle principali emittenti televisive riguardante un marchio di biancheria intima assorbente, lavabile e riutilizzabile, che può sostituire tamponi, e altri prodotti usa e getta.
Lo spot aveva l’intenzione di affrontare quello che è ancora considerato un vero e proprio tabù: le mestruazioni, e le donne che hanno le mestruazioni.
Perché ancora oggi in quei giorni dobbiamo sentirci delle “appestate” o per dirla in termini più moderni, delle “sfigate”?
La pubblicità, che consiglio di guardare in toto, voleva, nel suo essere provocatoria, rispondere alla domanda:
Se avessimo tutti, maschi e femmine indistintamente, le mestruazioni, ci sentiremmo più a nostro agio a parlarne?
https://youtu.be/-QEDZkj_Riw
Protagonisti dello spot, sono questa volta i maschi, uomini che devono affrontano tutte le “peripezie” e i contrattempi a cui le donne sono abituate in quei giorni: cercare di andare in bagno senza che nessuno veda tamponi e assorbenti, trovare il distributore degli assorbenti vuoto, farsi prestare un tampone o un assorbente da un’amica, sporcarsi i pantaloni…
L’immagine che a quanto pare ha fatto gridare allo scandalo, è quella che vede un uomo camminare in uno spogliatoio con il filo del tampone che penzola dagli slip. Così scalpore che diversi emittenti televisive ne hanno chiesto la rimozione prima di trasmetterlo.
Mestruazioni, un tabù mondiale
Circa metà della popolazione mondiale convive una volta al mese con le mestruazioni.
Perché è così difficile parlarne? O solo anche rappresentarle?
Se pensiamo alle pubblicità che vediamo in TV da noi, di tamponi o assorbenti, le mestruazioni vengono rappresentate in un modo molto soft. L’assorbenza dei prodotti viene mostrata attraverso l’uso di un liquido blu, che assomiglia sicuramente al detergente che usiamo per pulire i vetri ma non al sangue che le donne perdono in quei giorni.
Ci fanno vedere donne che fanno le capriole, felici e spensierate. Ma quando mai!
Le mestruaizoni sono considerate come qualcosa da camuffare, qualcosa di cui vergognarsi, qualcosa che è preferibile tenere nascosto agli occhi degli altri, qualcosa di sporco…
Questo modo di trattare le mestruazioni nel mondo ha ripercussioni sociali importanti
La frequenza scolastica delle ragazze a livello globale, diminuisce precipitosamente intorno alla pubertà e, sebbene ci siano diverse ragioni per l’abbandono scolastico, tra queste le mestruazioni rappresentano un fattore importante. Ad esempio, secondo il rapporto UNESCO, circa 1 su 10 ragazze in Africa non frequenta la scuola nei giorni in cui ha le mestruazioni, perdendo così il 20% delle lezioni in un anno scolastico. In India, circa 1 su 5 ragazze lascia la scuola dopo l’arrivo delle mestruazioni.
E qui da noi?
Per quanto le ragazzine siano probabilmente più sveglie di quanto eravamo noi 30 anni fa, anche tra di loro non se ne parla, si vergognano di affrontare l’argomento. Si sentono diverse dalle altre quando arrivano le mestruazioni, pensano di essere le prime, quando invece parlandone scoprirebbero che non è così, che anche le altre stanno vivendo questo cambiamento, sicuramente importante, ma che è del tutto normale.
Se siete madri di adolescenti, probabilmente vi sarete accorte delle difficoltà di entrare in argomento.
E questo nonostante in casa ne abbiate sempre parlato con estrema trasparenza.
Le mestruazioni nella società altamente industrializzata, digitalizzata, informatizzata, e chi ne ha più ne metta, non sono ancora viste come qualcosa di assolutamente normale, naturale.
Certo, sono una rottura di scatole, soprattutto per chi ha mestruazioni dolorose, emorragiche, magari accompagnate dall’emicrania.
Ci sono donne che non riescono ad alzarsi dal letto in quei giorni, donne che si imbottiscono di antidolorifici.
Ma perché dobbiamo passare per le sfigate di turno se stiamo naturalmente e fisiologicamente male in quei giorni?
Perchè dobbiamo pagare a caro prezzo gli assorbenti o i tamponi, o le coppette mestruali? Perchè almeno non ci alleggeriscono dell’iva o di almeno una sua parte?
Se ne sta parlando in Parlamento grazie all’emendamento portato avanti da alcune depitate appartenenti a vari gruppi politici
Insieme ad altre 32 deputate di vari gruppi politici, sia di maggioranza che di opposizione, ho sottoscritto un emendamento al decreto fiscale che riduce dal 22 al 10% l’IVA sui prodotti sanitari e igienici femminili
Perché non sono beni di lusso ma una necessità!#NoTamponTax
— laura boldrini (@lauraboldrini) November 11, 2019
E’ stata lanciata una petizione e se volete, potete ancora sottoscriverla su Change.org, le firme stanno aumentando esponenzialmente. Se è questo l’unico modo per far sentire la nostra voce, firmiamo!
La petizione (https://t.co/pqIW693l7m) che chiede un abbassamento dell’IVA per i prodotti igienici femminili ha raccolto ben 225mila firme. Ieri @lauraboldrini ha presentato un emendamento per ridurre l’Iva su questi beni di prima necessità!
Leggi👇 https://t.co/H0qNr6QpF9— Change.org Italia (@ChangeItalia) November 12, 2019
Se le mestruazioni le avessero i maschi ( sono anni che auguro loro almeno un mese di mestruazioni) probabilmente gli assorbenti sarebbero gratuiti da molto tempo! Esisterebbe, a mio parere, anche la possibilità di usufruire di permessi lavorativi speciali in quei giorni da bollino rosso.
E invece siamo qui a dover combattere una battaglia impari, per una società ancora troppo maschilista, irrimediabilmente bigotta che parla di mestruazioni solo quando deve deridere la giornata NO di una donna.
Aggiornamento
Emendamento bocciato ma la battaglia continua..
Ad essere stata bocciata non sarebbe Laura Boldrini ma milioni di donne e ragazze, costrette a pagare caro beni di prima necessità.
Se la battaglia va spostata sulla legge di bilancio chiederò alle colleghe del Senato di farsene carico. #NoTamponTax pic.twitter.com/i6u4vPrr2i
— laura boldrini (@lauraboldrini) November 13, 2019