Per chi sta valutando una tecnica per preservare la propria fertilità (per vari motivi) , vanno valutate varie opzioni tra quelle che attualmente la medicina mette a disposizione.
Vediamo le più comuni. Questo è un campo in continua evoluzione grazie ai progressi costanti della medicina.
Un nuovo studio pubblicato su Reproductive Sciences due esperti di fertilità sostengono che il congelamento del tessuto ovarico – una procedura che rimuove e blocca il tessuto ovarico per un uso successivo – potrebbe offrire una valida alternativa, in particolare per le donne che non possono affrontare il congelamento degli ovociti per motivi medici . La procedura, ancora considerata sperimentale, viene offerta alle donne che devono affrontare la terapia contro un cancro.
Crioconservazione del tessuto ovarico
Mentre il congelamento degli ovociti o degli embrioni implicano procedure lunghe di settimane, il congelamento del tessuto ovarico può essere fatto in tempi brevi e con breve preavviso.
Per comprendere meglio sia efficace il trattamento, il dottor Kutluk Oktay, primo pioniere della procedura, e la dott.ssa Fernanda Pacheco dell’ Innovation Fertility Preservation & IVF di New York, hanno esaminato i dati disponibili sulle procedure dal 1999 al 2016.
Il loro studio riporta che quasi 4 donne su 10 che subiscono la procedura sono in grado di avere figli più tardi nella vita.
È importante che le donne siano a conoscenza di questa tecnica per preservare la fertilità e posticipare la gravidanza, Visti i risultati dello studio gli autori ritengono che la crioconservazione del tessuto ovarico debba essere considerata un’opzione valida per la conservazione della fertilità.
Lo studio dimostra che su 309 procedure di congelamento del tessuto ovarico, 84 hanno portato alla nascita di un bambino. I ricercatori hanno anche visto che due terzi delle donne sottoposte a congelamento e trapianto di tessuto ovarico sono state in grado di concepire naturalmente, e circa un terzo ha utilizzato la fecondazione in vitro (FIVET).
Tuttavia sono necessarie ulteriori ricerche visto che il numero delle persone coinvolte nello studio è ancora basso.
Vitrificazione o preservazione corteccia ovarica
D’altro canto c’è un altro studio che ha messo a confronto l’efficacia della vitrificazione degli ovociti vs la crio-preservazione della corteccia ovarica.
IVI è stato uno dei pionieri a livello mondiale nella vitrificazione degli ovociti per la preservazione della fertilità, tecnica portata avanti con successo dal 2007.
Lo studio, iniziato nel 2012 è stato condotto da IVI e dall’Ospedale La Fe di Valencia, ha ottenuti dei risultati che invitano a considerare le due opzioni come valide in termini di efficacia e sollecitano ad individuare i casi in funzione delle necessità di ogni paziente.
Lo studio ha esaminato 1.759 pazienti (1.024 vitrificazioni di ovociti e 735 crio-preservazioni della corteccia ovarica) rilevando che non esistono differenze significative in tema di nuovi nati: questo significa che entrambe le tecniche hanno praticamente la stessa efficacia.
Secondo il Dottor César Díaz, ginecologo di IVI Valencia e uno dei principali responsabili di questo studio, “è molto importante indicare bene le tecniche a ciascuna paziente, dato che non tutte possono beneficiare delle stesse”.
In questo senso, il Dottor Díaz ammette che “se c’è tempo sufficiente prima di iniziare la chemioterapia, la paziente ha una riserva ovarica accettabile, e ha già iniziato la pubertà, probabilmente la cosa migliore sarà effettuare una vitrificazione degli ovociti, dato che, alle stesse condizioni per ciò che si riferisce alla percentuale di neonati, questa tecnica è meno aggresiva”.
Ulteriori modalità di preservazione della fertilità femminile riguardano la trasposizione delle ovaie (ooforopessia): questa tecnica consiste nell’allontanamento delle ovaie dal campo di irraggiamento, per evitarne l’esposizione diretta alla radioterapia.
Fonti:
Fernanda Pacheco MD, MBA, Kutluk Oktay, MD, PhD
Current Success and Efficiency of Autologous Ovarian Transplantation: A Meta-Analysis
DOI: https://doi.org/10.1177/1933719117702251
Congresso Annuale della European Society of Human Reproduction and Embryology (ESHRE)