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sesonrosefioriranno
PartecipanteRingrazio tutte voi per i vostri pensieri e per il vostro sostegno.
Come potrete immaginare, è difficile trovare attorno a noi persone che possano realmente capire quello che stiamo passando. Questo lutto ha unito me e mio marito molto più di quanto possiate immaginare e questo mi da tanta forza.
Intendiamo riprovarci prima possibile, anche coscienti di tutto questo dolore.
L’intenzione con cui avevo aperto questo post era un’altra, volevo raccontare cosa significa affrontare un aborto “medico”, farmacologico, cosa significa in italia tentare di evitare un raschiamento. Scelgo di lasciare questa testimonianza perchè ricordo bene i giorni (le ore?) passate prima del ricovero a meditare sospesa tra due scelte, il raschiamento e l’aborto farmacologico.
Vivo in Toscana, vicino Firenze, non farò il nome della struttura ospedaliera dove tutto quello che sto per affrontare è successo, chi è di zona… avrà già capito.
Ero a 6+5 quando ho iniziato a capire che qualcosa non andava. Una eco fatta in ps in maniera molto sommaria e sbrigativa mostra “minimi echi embionari”. Chiedo al ginecologo di turno, mi risponde che potrei solo essere indietro a volte capita.
A 7+2 altra eco di controllo: un embrione d 3 mm, camera gestazionale di 16. La mia ginecologa mi dice che se solo avesse avuto qualche misura dell’eco fatta precedentemente già si poteva pensare… pensare… e iniziano i controlli.
Beta a distanza di 48 ore, sperando di vedere un raddoppio. Da 18 mila passano a poco più di 20 mila. Ho tutto il tempo di capire che qualcosa non va. A 9+2 avevo l’eco di controllo, il giorno prima sento il seno sgonfiarsi. Aggrappata ad una inesitente speranza corro in ps. Primo incontro con una ostetrica e una ginecologa di una freddezza mai vista. Senza un “mi dispiace” o una spiegazione ci dicono che è un aborto interno, tornate domattina che si fa il raschiamento. Personalmente, sono contraria agli interventi chirurgici e l’idea che questa povera creatura, mai stata davvero viva purtroppo, non abbiamo mai visto battito, ma all’idea che questa povera creatura così disperatamente cercata per mesi e mesi mi venisse strappata via chiedo se ci sono alternative al raschiamento. Sbuffando, mi rispondono che posso adottare la “condotta d’attesa” o la via “medica”, tanto, come ci dicono, il materiale è davvero poco. Ho la fortuna di non essere proprio digiuna in materia e di avere amici medici. Chiedo consiglio a loro, mi dicono, se posso, di evitare il raschiamento.
Penso a quella ginecologa tutta la notte, al suo modo di fare “scocciato”, disinteressato, freddo e poco rassicurante e penso che quella persona dovrà ripulire il mio utero… non mi fido.
L’attesa poteva rivelarsi rischiosa, a detta dei miei amici medici, quindi scelgo la via farmacologica.
Cerco una notte intera on line, niente, solo sporadiche notizie poco rassicuranti che parlano a volte di dolori atroci a volte di nessun dolore.
Mi lancio nel buio.
Torniamo il giorno dopo, comunichiamo la nostra scelta alla ginecologa dall’aria “scocciata” che sbuffando e sollevando le spalle ci fa “contenti voi”.
Un altro ginecologo mi visita, conferma l’aborto… e qui un minimo raggio di umanità. Incontriamo una ostetrica dolcissima, l’unica che ci dice mi dispiace, che ci asciuga letteralmente le lacrime… ci viene spiegato qualcosa su come avverrà la procedura. 4 pillole di una prostaglandina (non cito il nome commerciale) e 4 ore di attesa in ospedale, se tutto va bene altre 2 dopo 4 ore e poi a casa. Una ragazza ci accompagna al lettino, ci dice “anche se adesso no ci credete, un giorno anche questo passerà… lo supererete”. Trattengo a stento le lacrime. Mio marito crolla.
E arriviamo in camera, 5 letti, 2 occupati da due pancione dall’aria stizzita. Escono dalla stanza un attimo appena ci vendono arrivare, non smettono di fissarmi e borbottare. L’ostetrica ci dice che una volta prese le pillole possiamo anche uscire, fare colazione (mi avevano fatto venire digiuna), camminare, non ci sono effetti così devastanti.
Alle 10 circa mi vengono somministrate le 4 pillole, due per os e due per via vaginale.
Attendo… cerco di non pensare stare serena… ma devo chiudere le tende, non sopporto le due mamme che i fissano con l’aria severa, non sopporto il rumore dei monitoraggi dei battiti e movimenti fetali attorno a noi.
Arriva una nuova ragazza, giovanissima, capisco che è qui per il moi stesso motivo. Ma la sua è una scelta. Lei non piange. Le due mamme che mi hanno fissato per tutto il tmepo vengono dimesse, un attimo di pace. Silenzio. Nessuno parla.
Mi portano il pranzo, non so se mangiare… mi consigliano di farlo, avrò bisogno di forze.
Grave errore.
Dopo circa 3 ore dall’assunzione delle prostaglandine inizio a sentire come degli “strizzoni”, sembra diarrea. Corro in bagno… mai avuto nulla di simile. Torno in stanza a fatica, disidratata, scossa da dolori molto forti e crampi molto violenti.
Quello che segue accade in circa 30 minuti, a me sono sembrate ore e ore…
Ricordo che il dolore aumentava. Sono abitutata al dolore, soffro di problemi renali, le coliche fanno male… ho sopportato drenaggi post-operatori messi male, fratture multiple. Mai sentito nulla del genere. Non controllavo più il mio intestino, non controllavo più il mio corpo, la nausea insopportabile, capogiri, dolore che aumenta… aumenta… corro di nuovo in bagno, mio marito mi segue, mi sorregge. Altra scarica, crampi fortissimi, leggerissime perdite ematiche. Torno a letto piegata in due dal dolore.
Chiedo un antidolorifico. Mi portano una pasticca di tachipirina. La ingoio, il dolore aumenta. Non riesco a trattenere le urla. Tento di trascinarmi in bagno, un’infermiera mi insegue col contramal dicendomi di metterlo sotto la lingua. Più tardi mio marito mi informerà che una nuova ginecologa verrà a lamentarsi con me in quello stato e a dirmi di smettere di urlare per “rispetto delle altre pazienti”. Non ricordo nulla di tutto questo. Arrivo al gabinetto, altra scarica, altre perdite, dolori crampi, crampi, crampi senza fine, non riesco a riprendere fiato. Mi alzo, esco… e il buio.
Mi raccontano che ho vomitato in corridoio, poi sono svenuta, mi hanno portata di corsa in barella al lettino. Come mi hanno steso mi son prese le convulsioni.
Non ricordo nulla di questo, per fortuna.
I miei ricordi tornano con una mano che stringe la mia, una flebo e la morfina che fialmente fa effetto.
Mi racconteranno solo dopo che mi avevano portato all’ecografo appena svenuta per controllare e che la ginecologa del giorno prima aveva detto, scocciata, “se questa non sopporta il dolore io la raschio!”. Mio marito per fortuna riesce ad opporsi.
Avrò altri dolori nel pomeriggio, perdite e contratture varie.
Indifferenza delle altre mamme che passano incuriosite davanti alla mia stanza per sbiriciare, che mi sfilano davanti coi loro neonati in braccio pronte a voltare lo sguardo appena incrociano il mio, indifferenza delle ostetriche e delle infermiere.
Riprendo coscienza di me che sono a letto, seminuda, in un lago di sangue. Ho paura di alzarmi di nuovo, ma devo andare in bagno, ho ancora contrazioni fortissime. Mi alzerò solo dopo il tramonto.
Ringrazio lo yoga, che mi ha aiutato a riprendere pian piano il controllo.
Ma non è ancora finita.
Tentano di farmi cenare, ho paura. Non voglio mangiare. Mi controllano ogni 2-3 ore circa. Decidono di trattenermi tutta la notte, reazioni come la mia non sono frequenti. Scoprirò solo dopo che alla ragazza arrivata dopo di me è stato somministrato subito antidolorifico in endovena, non pasticche di tachipirina. Che se n’è andata a casa dopo 4 ore e tornerà al controllo con calma. Che ha avuto dolori, ma non così atroci da perdere conoscienza.
Solo all’ultimo controllo della sera mi diranno che ho avuto TUTTI gli effetti collaterali delle prostaglandine… e che non è finita. La camera è arrivata al collo dell’utero, non è ancora uscita.
Non vi descriverò lo strazio.
Mio marito resterà fino a mezzanotte, una “concessione”, poi lui deve lasciare l’ospedale. Lo svegliano di malagrazia, una giovane ostetrica tanto attenta ai procollo quanto arida e crudele. Lo caccia scocciata e ci volta le spalle. E’ alle sue spalle che le dico “ma non crede che anche io abbia bisogno di un pò di sostegno? magari più di una neomamma? ho appena perso il mio primo figlio” non si volta nemmeno. Passo la notte al telefono, sottoovoce, non devo “disturbare” io le mamme dei vivi. Passo la notte dietro una tendina tirata, non sopporto lo sviaggio delle mamme… e dei neo papà che vedo e sento ogni tanto passare.
Al mattino nessuna notizia, mi visiteranno solo dopo le 11, niente colazione per me… se ne sono “dimenticati”. Scopro che la camera non c’è più, nemmeno me ne sono accorta con tutte le perdite che ho avuto.
A mezzogiorno circa decidono di dimettermi… ma non è ancora finita.
Solo ora mi dicono che avrò perdite “come una mestruazione abbondante” per circa 7-10 giorni. E che potrebbe non essere sufficiente. Potrei dover tornare al controllo e dover fare il raschiamento. Ovviamente, mi “sconsigliano” una nuova terapia farmacologica.
Mi danno il foglio di dimissioni, c’è scritto solo “complicazioni”. Niente su diarrea, vomito, convulsioni e morfina. Niente sui farmaci che mi sono stati somministrati.
Ripenso alla ragazza dopo di me. A lei han preso subito la vena.
E penso che in questo paese non siamo ancora preparati a procedure di questo genere.
Volevo dare un addio sereno al mio bambino, lasciarlo andare non farmelo strappare via.
Nonostante tutto questo dolore sono convinta della mia scelta.
Convinta del disperato tentativo di non finire sotto le mani di medici “s**zzati”.
Incrociate le dita per me, vi prego.
Aggiornerò questa lunga storia e spero con un lieto fine.
Spero di aver lasciato a qualcuno notizie utili. Non per tutte l’effetto è così devastante. Probabilmente, io sono intollerante o cosa. Non so. Molto spesso, dato che poche scelgono quesa via, il personale medico non è preparato.
Oggi sono 6 giorni, ho ancora flusso, abbondante ma non da sospettare emorragie. Spero di “ripulirmi” per bene, mi han detto di camminare, non stare ferma… e anche se ho l’energia di un bradipo ubriaco non mi fermo.
Grazie ancora a tutte per il sostegno :bye:Panta ReiSono mamma di Una piccola peste coccolona (7 anni)pallina76
Partecipante@sesonrose ti abbraccio forte..io ho avuto due aborti ma “per fortuna” con aiuto di ossitocina ho fatto tutta da sola a casa…è straziante ma almeno non ho subito l’indifferenza e gli sguardi degli altri!
Siamo donne forti..il nostro cucciolo ora è un angelo che veglia su di noi…poi ritornerà! Ne sono certa.
Un abbraccio a tutte! :heart: :heart: :heart:
sesonrosefioriranno
Partecipantei ricordi si riaffacciano piano giorno dopo giorno. Finalmente a casa, ancora dolore, ancora paura. Perdite enormi, paura di una emorragia. Non a tutte le prostaglandine fanno questo effetto. Tutto questo dolore … senza mio marito non ce l’avrei mai fatta. Vi ringrazio per i vostri pensieri. Sto valutando se denunciare l’ospedale, appena tutto sarà finito. Quando hanno cacciato mio marito ho fatto presente all’osteriica che anche ho bisogno del mio compagno accanto, forse più di una neomamma. Nessuna risposta. Le ho detto che solo chi c’è passato può capire. La mattina dopo si sono casualmente dimenticate la mia colazione. Oggi al dolore si aggiunge la rabbia. Vorrei tanto fare il nome dell’ospedale che ci ha fatto questo. Ci restiamo accanto. Aspettiamo che la nostra creatura torni. Sono fortunata ad avere mio marito con me. E i vostri pensieri sono carezze adesso. Grazie
Panta ReiSono mamma di Una piccola peste coccolona (7 anni)Nina76
Moderatoresesonorosefioriranno purtroppo cara ti capisco perfettamente io tre as e due raschiamenti il primo purtroppo è stata una esperienza che avrei voluto dimenticare se potesse 😥 è una storia lunga e triste ma non vorrei rattristarti ancora di più . So di non esserci parole magiche in questo momento ma io ti sto vicino con cuore e ti abbraccio forte forte :rose:
La tua culla è nel mio cuore ❤️... abbiate cura di splendere lassù ! ❤️👼🏻❤️LULA85
PartecipanteNon ho altro da aggiungere a quello che hanno detto le altre amiche del forum. Ti sono vicina e ti abbraccio. Ho vissuto anche io l’esperienza dell’aborto. A me però è stato consigliato l’intervento, più veloce e sicuro. Anche da un punto di vista psicologico. Ho avuto la fortuna di essere assistita da personale qualificato e UMANO. Sono stata messa in una camera con altre donne ma nel reparto di ginecologia, non di ostetricia. E ammetto che questo mi ha sollevata non poco, nello spirito. In giornata sono stata dimessa, ma gli infermieri e i dottori sono stati molto molto comprensivi. Una situazione come la tua è da denuncia. So che ora vorrai solo stare tranquilla e chiudere la parentesi ospedale il prima possibile e non pensarci più, ma bisogna denunciare questi soprusi, perché è di questo che si tratta. Non dobbiamo stare zitte. Il forum ti aiuta certo, ma noi da qui non possiamo cambiare le cose. Nessuna deve vivere una volta di più quello che hai vissuto tu. E comunque sei molto forte, per quello che vale ti ammiro. ❤️
Sono mamma di Mostrilla (8 anni) Paciuccone (6 anni)Anonimo
InattivoMia cara che esperienza , sei stata molto forte , pensa che strazio il tuo compagno non poter rimanere …. Grazie per averci donato la tua esperienza , siamo la tua famiglia .
Ciccipicci
Partecipante<p style=”text-align: justify;”>Ho subito due as, uno dei quali con raschiamento.
<p style=”text-align: justify;”>Ringrazio di non essere mai stata trattata così, ma anzi con grandissima dolcezza.
<p style=”text-align: justify;”>In camera con ragazze nella medesima situazione, infermiere dolcissime, l’anestesista che mi asciuga una lacrima prima di entrare in sala operatoria e il mio ginecologo che mi porta le caramelle in stanza.
<p style=”text-align: justify;”>Il dolore è enorme lo stesso, ma almeno non ti senti trattata da essere di serie B o C.
<p style=”text-align: justify;”>Il mio consiglio è di denunciare la cosa alla direzione sanitaria.
<p style=”text-align: justify;”>Cose così non devono succedere nel 2016 in un paese che si vuole ritenere civile!
<p style=”text-align: justify;”>Ti abbraccio forteAnonimo
InattivoUn abbraccio
Anonimo
InattivoCara @sesonrosefioriranno,
ti abbraccio e ti sono vicina.
Sono anche molto, troppo indignata per quello che le donne, in questo triste paese, devono subire nell’anno 2016. Senza rispetto, senza riguardo per situazioni di sofferenza.
Bisogna parlare, raccontare, non essere indifferenti, perché anche questi episodi sono tasselli di quel grande mosaico che costituisce il non rispetto delle donne in Italia. I recenti orribili fatti di cronaca ce lo ricordano, ci ricordano quanto ancora ci sia da fare
É importante, quando ci capitano questi episodi, raccontarli, farli conoscere…é indecente dover subire questi trattamenti sempre e lo é ancora di più quando succede in momenti di sofferenza…
Un abbiamo a te e a tutte le donne
Anonimo
InattivoCiao sesonrose, ti capisco, io ho avuto 4 aborti e so cosa significa, fortunatamente non sono stata trattata cosi male in ospedale, io ho fatto sempre raschiamento perché ero quasi al terzo mese quindi non c’era altra soluzione ma anche io ero in camera con donne che stavano per partorire e capisco quello che hai provato, è atroce…..ora la ferita brucia ma vedrai che ti riprenderai, guarda me, sono ancora qui e devo essere sincera il ricordo si è sbiadito e fa meno male, l’importante è lasciarlo andare via dalla tua mente, io col primo aborto ci ho messo un po’ di più, ho pianto tanto, guardavo sempre le ecografie del mio fagiolino ma ad un certo punto ho dovuto dire basta e sono andata avanti, ce la farai anche tu vedrai e presto sarai pronta per ricominciare….ti abbraccio
dani84
Partecipante@sesonrose ti abbraccio fortissimo! Qui sfogati pure possiamo capirti.. Nel mio caso almeno hanno avuto la decenza di mettermi in una stanzetta in fondo al corridoio solo con una signora di una certa età, ma il dolore che si prova per un figlio, per quanto piccolo, che c’era ma ora non c’è più, beh quello è lo stesso che abbiamo provato tutte qui.. Ti capiamo.. 😥
Come dici tu bisogna comunque trovare la forza di rialzarci, guardare avanti.. Pensa che finalmente avete concepito un bimbo, forse non c’è una spiegazione al perché stavolta sia andata così, ma, spero presto, un altro bimbo verrà da voi per restare! :heart: Bisogna crederci e sperare sempre! :heart:
Oltre 4 anni di ricerca e due angioletti nel cuore.. poi finalmente la nostra Aurora è arrivata!Sono mamma di Aurora (7 anni) Rachele (5 anni)sesonrosefioriranno
PartecipanteTorno a scrivere su questo forum dopo un lungo periodo di silenzio per condividere questa atroce esperienza… e sperare che a nessuna capiti mai e mai più. Dopo nove mesi di tentativi mirati e due test molto dubbi, alla fine vediamo davvero l’agognato positivo. Non era nemmeno un mese fa. Euforici, colmi di speranza e di un amore incondizionato, iniziamo il nostro ahimè breve viaggio da genitori. In silenzio, la paura è tanta… Eco su eco, beta controlli, pare tutto ok… poi no. La camera in utero, un piccolo embrione fa capolino. Non supererà mai i tre mm. Mai visto battito. Aborto interno. E inizia lo strazio, il dolore, il silenzio che si rompe mentre corri al pronto soccorso. La disumana freddezza dei medici. Dobbiamo scegliere, era così piccino… perché rischiare il raschiamento? Tentiamo la via farmacologica. Prostaglandine somministrate in ospedale in camera con mamme che si accarezzano il pancione e ti guardano col naso arricciato, non chiedono, non sanno. Per loro sei un assassina? E sei intrisa, fuori posto tra le gestanti. Tu non hai un figlio vivo, non ti segnano delle stesse attenzioni. Devi avere diarrea, vomito, convulsioni per le prostaglandine e svenire in corridoio perché si ricordino che ci sei, chiamino il grande capo e si decidano a far qualcosa. Non è per tutte. Io benedico l’inventore morfina, perché a questo sono arrivata per tentare disperatamente di rovinarmi. Ma la peggiore è la notte. I padri dei vivi restano, gli altri vengono cacciati. Siamo esseri di serie b noi che non riusciamo a partorire figli vivi? Una notte sotto sguardo di neogenitori incuriositi, esposti la stessa ferocia di un leone in gabbia. Le dismissioni dopo quasi trentasei ore per quello che era solo un intervento di routine. E ancora la minaccia del raschiamento. Il silenzio di due persone a pezzi, pochi amici possoni capire. Solo chi sa. Chi ha vissuto questo orrore. Ci lecchiamo le ferite. Piangiamo. Gridiamo straziate da un dolore che non troverà mai pace. Ma siamo donne. La forza di risollevarsi la troviamo comunque.
Panta ReiSono mamma di Una piccola peste coccolona (7 anni)