L’ibuprofene è un farmaco da banco, reperibile in farmacia e nelle parafarmacie senza necessità di ricetta medica.
È comunemente conosciuto con il nome di Moment, Cibalgina, Nurefen, Brufen, ecc.
Viene spesso assunto per contrastare mal di testa o per gli stati infiammatori in generale.
Anche se non serve la prescrizione, rimane comunque un farmaco con tanti effetti collaterali, motivo per cui viene sconsigliato in gravidanza. (aggiungiamo che sarebbe da evitare anche nella fase post ovulatoria quando si sta cercando una gravidanza)
In particolare un recente studio, pubblicato sull’autorevole rivista Human Reproduction, ha messo in luce che questo antidolorifico da banco, se assunto anche per soli due giorni nei primi tre mesi di gravidanza, potrebbe causare danni irreversibili al bambino che si porta in grembo, in particolare se si tratta di una femmina.
Secondo la dottoressa Séverine Mazaud-Guittot, che ha guidato lo studio dell’Inserm di Rennes in Francia, assumere le compresse per due o sette giorni nei primi tre mesi di gravidanza potrebbe portare a un ridotto intervallo di fertilità, menopausa precoce o infertilità nelle bambine che si portano in grembo.
Anche se le donne smettessero di prendere l’antidolorifico, il danno potrebbe essere irreversibile.
Si tratta di un effetto a lungo termine che ha destato molta preoccupazione e che necessita di essere considerato nelle attuali raccomandazioni sul consumo di ibuprofene durante la gravidanza
Si stima infatti che tre donne su dieci assumano l’antidolorifico nei primi tre mesi di gravidanza.
Lo studio
Lo studio, che ha coinvolto ricercatori delle università di Edimburgo e Copenaghen, ha utilizzato feti umani abortiti di età compresa tra le 7 e le 12 settimane. I ricercatori hanno coltivato il tessuto ovarico in laboratorio, esponendo alcuni dei campioni all’ibuprofene. Un secondo gruppo di campioni non è stato esposto al farmaco.
Sono stati analizzati campioni di 185 feti abortiti.
I risultati
I ricercatori hanno misurato la quantità di ibuprofene nel sangue nel cordone ombelicale, nei feti abortiti (alle donne era stato chiesto di assumere l’ibubrofene prima dell’intervento) e hanno visto che l’ibuprofene ha attraversato la barriera placentare.
La concentrazione trovata nei cordoni ombelicali dei feti di madri che hanno ingerito 800 mg (quattro compresse da 200 mg) da due a quattro ore prima dell’intervento è simile alla concentrazione che si può trovare nel sangue degli adulti che sono esposti allo stesso trattamento. In pratica il feto è esposto alla stessa concentrazione della madre.
Gli scienziati hanno scoperto che il tessuto esposto a concentrazioni di 10 micromolare di ibuprofene per una settimana aveva circa la metà del numero di cellule germinali ovariche.
Si è visto che c’erano meno cellule che crescevano e si dividevano, più cellule morivano e si verificava una drammatica riduzione di cellule germinali, indipendentemente dall’età gestazionale del feto. Si sono visti effetti significativi dopo sette giorni di esposizione a 10 micromolari di ibuprofene e la morte delle cellule già dopo due giorni di trattamento.
Cinque giorni dopo la cessazione dell’esposizione all’ibuprofene gli effetti dannosi causati dal farmaco non sono stati completamente invertiti.
Conclusioni
Questo è il primo studio atto a verificare gli effetti dell’ibuprofene sul tessuto ovarico delle bambine e il primo a dimostrare che l’ibuprofene può attraversare la barriera placentare durante il primo trimestre di gravidanza, esponendo il feto al farmaco.
Le implicazioni di questa scoperta sono che, proprio come con qualsiasi farmaco, l’uso di ibuprofene deve essere limitato alla durata più breve e alla dose minima necessaria per ottenere sollievo dal dolore o dalla febbre, specialmente durante la gravidanza.
Il consiglio più saggio sarebbe quello di seguire le raccomandazioni attualmente accettate: il paracetamolo dovrebbe essere preferito a qualsiasi farmaco anti-infiammatorio fino a 24 settimane di gestazione, e quest’ultimo non dovrebbe essere usato successivamente.
La ricerca ora si concentrerà sui meccanismi di azione dell’ibuprofene sulle ovaie umane e sugli antidolorifici alternativi.
Richiedono ulteriori chiarimenti anche le ipotesi a lungo termine.
A questo stadio della ricerca non è possibile dire se il numero ridotto di follicoli nei campioni di tessuto delle bambine potrebbe tradursi in una ridotta fertilità 30 anni dopo. E’ una ipotesi che per essere confermata richiede studi di follow-up a lungo termine su figlie di donne che hanno assunto l’ibuprofene nei primi tre mesi di gravidanza.
Nel frattempo però è bene essere cauti, mai assumere farmaci senza il parere del medico e dato che questa ricerca è molto recente (gennaio 2018) fate peresente al vostro medico i risultati sopra citati nel caso ve lo prescrivesse.
Riferimenti
S. Mazaud-Guittot, Ibuprofen is deleterious for the development of first trimester human fetal ovary ex vivo , Human Reproduction, https://doi.org/10.1093/humrep/dex383
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