L’esperienza del bambino col cibo sembra iniziare prima della nascita, quando il feto sta crescendo, e i cambiamenti delle abitudini dietetiche della madre, influenzeranno la futura accettazione da parte del bambino dei cibi solidi. Ogni fase della vita ha esigenze specifiche, perciò è importante conoscerle per poterle soddisfare a pieno.
Da alcuni anni le modalità con cui affrontare il passaggio dall’alimentazione esclusiva al seno o latte artificiale all’alimentazione solida per il neonato, sono cambiate.
Alcuni pediatri propongono linee guida per l’introduzione graduale degli alimenti, che nell’arco di due o tre mesi dall’inizio dello svezzamento permettono di arrivare ad un’alimentazione completa, altri lasciano completamente in mano alla madre o al padre la gestione di questo momento prediligendo la scuola di pensiero dell’autosvezzamento, ovvero una modalità più libera che permette di aggiungere man mano alimenti diversi dal latte, ma mantenere l’allattamento anche fino ai due anni di età.
In entrambe le scuole di pensiero ci sono valide idee ed è possibile, a mio parere, prendere il buono da ambedue le parti, cercando di utilizzare il buon senso e, come già detto in precedenza, osservando il bambino con attenzione e individuando i segnali che possono indicare la via migliore da perseguire.
Sono dell’idea che “schierarsi” da una parte o dall’altra, criticando aspramente la tecnica opposta, serva solo a confondere le idee dei poveri genitori che si approcciano per la prima volta a questo momento speciale della crescita dei loro bambini.
Come introdurre alimenti diversi dal latte?
Dipende dal tipo di bambino che abbiamo e dal tipo di famiglia, perciò è bene valutare insieme al pediatra tenendo ben presente alcuni di questi punti e abbandonando per un momento la “fede” ad una o all’altra scuola di pensiero.
- Osserviamo il bimbo e come il suo peso è cambiato dalla nascita a quel momento
- Valutiamo che tipo di approccio ha con il seno o biberon, se è vorace, lento, disinteressato o molto curioso
- Osserviamo se sta ben seduto o se ancora ha difficoltà
- Se è timido e non si attenta ad allungare la mano oppure al contrario, se è già incuriosito da ciò che succede in tavola
- Se è già abituato al biberon o se è stato allattato al seno esclusivamente
- Valutate con il pediatra se il bambino ha fattori di rischio che lo espongono a deficit di ferro o altri minerali fondamentali
- Fate una valutazione molto accurata del rischio di soffocamento, quindi lo stato di dentizione e la capacità masticatoria
- Controllate se vi è la persistenza del riflesso di estrusione della lingua, che serve nei primi mesi ad avviare la suzione
La famiglia gioca un ruolo fondamentale! Che tipo di famiglia siete?
Il mio parere è che si debba fare sempre attenzione a coloro che si professano “paladini” di una scuola di pensiero senza valutare chi hanno di fronte.
Riflettete quindi anche su altri aspetti:
- La mamma e il papà lavorano e non sono a casa durante il pranzo o la cena, perciò devono dare indicazioni più precise a chi ha in gestione il bimbo, che siano i nonni o la baby sitter
- La mamma o il papà possono astenersi dal lavoro e perciò possono dedicare più tempo al momento del pasto e portare avanti un approccio con continuità
- Le vostre conoscenze di alimentazione e nutrizione sono corrette e la vostra dieta è equilibrata (per valutarlo potreste leggervi le linee guida per una sana alimentazione italiana sul sito dell’INRAN, Istituto Nazionale di Ricerca sugli Alimenti e la Nutrizione o della SINU, Società Italiana di Nutrizione Umana dove troverete i LARN, Livelli di Assunzione di Riferimento di Nutrienti ed Energia)
- Se non siete bravi cuochi e mangiate sempre le stesse cose, con una scelta limitata soprattutto di frutta, verdura e legumi, è il momento per sforzarvi e cambiare, ma fatevi aiutare da un esperto nutrizionista che vi indichi modalità e quantità, ne beneficerà tutta la famiglia.
Guida all’introduzione di alimenti complementari al latte materno o artificiale
Dando per scontato che si inizi ad introdurre nuovi alimenti al sesto mese compiuto e non prima, come indica l’Organizzazione Mondiale della Sanità, vi propongo una guida, che vuole essere un esempio da adattare al proprio bambino e famiglia. È importante tuttavia ricordare che, se l’introduzione di cibi più consistenti o solidi non avviene entro il decimo mese, il lattante potrebbe avere maggiori difficoltà di introduzione e poi di accettazione dei cibi solidi.[1]
Un approccio diverso è ovviamente necessario in casi particolari, come i nati pretermine (valutandoli secondo l’età biologica e non anagrafica) o di basso peso, o i lattanti affetti da malnutrizione o altre malattie per le quali sia necessaria una specifica valutazione dei bisogni nutrizionali.
Che alimenti proporre?
Gli alimenti complementari possono essere distinti in alimenti di transizione, se preparati appositamente per il lattante, e in alimenti della famiglia, se preparati e quindi condivisi dal resto della famiglia.
Questi ultimi possono essere a loro volta adattati allo sviluppo neuromotorio del bambino cambiandone la consistenza (spezzando, schiacciando, macinando, frullando).
Oppure possono essere arricchiti in alcuni ingredienti per aumentarne la densità nutrizionale (soprattutto in micronutrienti quali il ferro, lo zinco e alcune vitamine, con piccole quantità di alimenti di origine animale) o energetica (aggiungendo dei grassi, ad esempio).
Il passaggio deve essere graduale
Sebbene non vi siano alimenti specifici o controindicati per iniziare l’alimentazione complementare,[2] il passaggio dal latte materno o formulato agli altri alimenti dovrà essere graduale per permettere al bambino di abituarsi ed accettare nuovi sapori e consistenze, e tendere al modello alimentare famigliare. Quest’ultimo sarà tanto più valido quanto più riuscirà a basarsi sui principi di una corretta alimentazione (la dieta mediterranea), nel massimo rispetto delle norme igieniche tanto durante la preparazione quanto durante la somministrazione e la conservazione degli alimenti.
Alcune cose da sapere sui cibi
Lo zucchero
Si consiglia di evitare lo zucchero, (no a bevande zuccherate e succhi di frutta perché integrano la quota energetica diluendo la densità in micronutrienti e senza alcun vantaggio nutrizionale; no a tè e tisane sia perché sono solitamente molto zuccherati, sia per la presenza di componenti che possono interferire con la biodisponibilità di micronutrienti importanti come il ferro e lo zinco;
Il sale
Si consiglia di evitare il sale, il suo apporto dovrebbe essere ridotto a tutte le età, ma soprattutto nel primo anno di vita, sia perché i sistemi metabolici, quello renale innanzitutto, non sono ancora maturi, sia perché questo è il periodo nel quale si pongono le basi per le abitudini alimentari di tutta la vita;
Dieta vegana
Diete vegan: fortemente sconsigliate in lattanti e bambini per il rischio di carenze nutrizionali: ferro, zinco, riboflavina, vitamina B12, vitamina D e calcio, oltre all’inadeguato apporto calorico.
Le diete vegetariane non sono sconsigliate se ben bilanciate, ma con attenzione all’apporto energetico totale nei bambini sotto i due anni. Le diete troppo ricche in fibre, come quelle vegetariane o vegane, possono avere un apporto energetico insufficiente e sono perciò sconsigliate per i bambini di età inferiore ai 2 anni.
Altri consigli
- Evitare i grassi di qualità scadente, prediligere l’olio di oliva extravergine
- Scegliete materie prime di elevata qualità e freschezza
- Utilizzate modalità di cottura semplici e rapide: pressione, vapore, lessatura e cottura in forno, evitate le fritture
- Favorite l’impiego di erbe aromatiche (quali ad esempio basilico, timo, coriandolo, finocchietto, maggiorana e salvia) e/o piccole quantità di ortaggi (quali ad esempio carote, sedano e pomodoro), possono contribuire ad esaltare il sapore degli alimenti preservandone il contenuto nutrizionale.
- I bambini allattati al seno in particolare, si alimentano con latte che non è particolarmente saporito, non serve quindi aggiungere troppo condimento o formaggio nella speranza che il sapore migliori. Il gusto di verdura o frutta così come si presenta è la cosa migliore da proporre al vostro bambino. Imparerà con calma ad assaporare cose diverse e deciderà lui stesso cosa gli piace o meno.
- Evitate il miele per i primi 12 mesi, che può contenere spore di Clostridium botulinum. Dato che lo stomaco e l’intestino dei lattanti non contengono acidi in misura sufficiente a distruggere queste spore, è bene evitare l’uso del miele nei lattanti.
- Latte vaccino: sconsigliato l’uso fino ai 12 mesi, per il rischio di anemia da carenza di ferro e per l’eccesso di apporto proteico.
- Possono invece essere somministrati prodotti su base lattea ma sottoposti a processi fermentativi con conseguente abbassamento del ph (per esempio lo yogurt) che possono avere un effetto positivo sull’assorbimento del ferro
- La prevenzione degli stati di anemia si potenzia anche con l’introduzione nella dieta di carne e pesce che apportano ferro aminico, maggiormente assorbibile di quello in forma inorganica presente in alcuni vegetali
Alimenti con il glutine
Un discorso a parte merita il glutine.
L’introduzione degli alimenti contenenti glutine (frumento,orzo, segale, avena, farro, kamut) va fatta con attenzione. É bene evitare sia quella precoce (< 4 mesi) sia quella tardiva (>= 7 mesi), per ridurre il rischio di celiachia nei bambini predisposti.[3] É bene inoltre, per la stessa ragione, introdurli quando il bambino è ancora allattato al seno.[4]
Per chi desidera iniziare con alimenti complementari appositi
Prima pappa: dopo i 6 mesi compiuti si inizia con il sostituire una poppata (in genere quella di mezzogiorno), con una pappa a base di cereali, tipo riso, mais, tapioca, kamut, crema multicereali o semolino in passato di verdura e legumi, con olio di oliva e parmigiano. Nei giorni successivi, quando il bambino ha acquisito famigliarità con il cucchiaino, si aggiunge 1/3 di omogeneizzato (senza sale aggiunto) o liofilizzato di carne o 10g di carne fresca lessata o meglio ancora cotta al vapore e triturata/frullata (da aumentare gradualmente fino a 50-60 gr dopo i 10 mesi, sempre osservando l’appetito del bambino) sciolti nella minestrina stessa.
Si può valutare anche l’aggiunta di pastina micron, cous cous, burgul a seconda della capacità del bambino di deglutire e delle abitudini famigliari.
In questa fase i genitori sperimenteranno se il bimbo gradisce di più una pappa liquida o più consistente (ad esempio se soffre di rigurgito forse si sentirà meglio con una pappa più densa).
L’idea di offrire un “piatto unico” al bimbo è utile, infatti può essere più semplice assumere tutti i nutrienti essenziali, senza rischiare che consumi solo un tipo di alimento.
La merenda: successivamente si può sostituire una poppata al pomeriggio con frutta fresca frullata oppure omogeneizzato di frutta (senza zucchero aggiunto). Iniziare con pera, mela, banana, prugna o comunque con frutta di stagione.
Seconda pappa: quando il bimbo sarà pronto, si introdurrà poi la seconda pappa della sera, eventualmente iniziando con formaggio o pesce al posto della carne da alternare e offrire almeno 2/3 volte alla settimana. Non dimenticate i legumi!
La frutta può essere offerta al bambino anche a fine pasto se lo desidera.
Continuando la scoperta del “nuovo” cibo, sempre introducendo ogni gruppo di alimenti con gradualità per dare il tempo al piccolo di assaporare e conoscere, andando pian piano a sostituire altre poppate con pasti e merende, possono essere assaggiati il prosciutto cotto magro, l’uovo e lo yogurt.
Verso i 12 mesi si potrà assaggiare il latte vaccino e continuare nella scoperta di varietà diverse di alimenti sempre nel rispetto delle regole di corretta alimentazione e della dieta mediterranea.
In conclusione VARIETÀ e STAGIONALITÀ sono le parole d’ordine per iniziare ad offrire cibo ai piccoli, sempre ricordando che mangiare deve essere un piacere per tutti, anche e soprattutto per chi si approccia per la prima volta a sapori nuovi.
Dott.ssa Lisa Ingrosso Nutrizionista e Tecnologo Alimentare
In collaborazione con Madegus
Fonti:
- “Buone pratiche per l’alimentazione e l’attività fisica in età prescolare: promozione e sorveglianza.” Realizzato dall’Unità per la Ricerca sui Servizi Sanitari e la Salute Internazionale dell’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste
- “La nutrizione del bambino sano” Faldella, Giorgi, Miniello, Salvioli
[1] (Coulthard H, Harris G, Emmett P. Delayed introduction of lumpy foods to children during the complementary feeding period affects child’s food acceptance and feeding at 7 years of age. Matern Child Nutr. 2009;5(1):75-85
[2] Agostoni C, Decsi T, Fewtrell M et al. Complementary feeding: a commentary by the ESPGHAN Committee on Nutrition. J Pediatr Gastroenterol Nutr. 2008;46(1):99-110
[3] Norris JM, Barriga K, Hoffenberg EJ et al. Risk of celiac disease autoimmunity and timing of gluten introduction in the diet of infants at increased risk of disease. JAMA. 2005;293(19):2343-2351
[4] Akobeng AK, Ramanan AV, Buchan I, Heller RF. Effect of breast feeding on risk of coeliac disease: a systematic review and meta-analysis of observational studies. Arch Dis Child. 2006;91(1):39-43 Norris JM, Barriga K, Hoffenberg EJ et al. Risk of celiac disease autoimmunity and timing of gluten introduction in the diet of infants at increased risk of disease. JAMA. 2005;293(19):2343-2351