Sta facendo molto discutere la norma, prevista dalla Legge bilancio 2020, che prevede l’introduzione del Bonus latte artificiale, ovvero un sostegno fino a 400 euro, per l’acquisto di latte in formula.
Associazioni e società scientifiche hanno prontamente manifestato le loro perplessità a riguardo. Riportiamo qui la posizione della SIN, Società Italiana di Neonatologia, che da sempre sostiene l’allattamento materno e le iniziative che lo possono favorire, di IBFAN Italia e di ACP( Associazione Culturale Pediatri)
La recente manovra di bilancio prevede l’istituzione di una Giornata per l’Allattamento, e l’allungamento dei permessi per l’allattamento per le madri che lavorano, iniziative che vengono appoggiate dalle varie associazioni. Diversa la posizione delle società scientifiche e di tutte le associazioni mediche, in merito all’introduzione del bonus latte artificiale.
Il Bonus Latte artificiale
Il bonus prevede 400 euro per l’acquisto di sostituti del latte materno per le madri che non allattano il bambino per motivazioni legate a condizioni patologiche come l’ipogalattia e l’agalattia materna.
Il timore degli esperti è che questo provvedimento, sebbene portato avanti con buone motivazioni, possa essere mal interpretato e penalizzare l’allattamento al seno, fonte di innumerevoli benefici per il bebè la mamma.
Un emendamento simile infatti, non accompagnato da altre iniziative a favore dell’allattamento al seno, potrebbe favorire la scelta del latte artificiale a discapito di quello materno, favorendo quindi un tipo di alimentazione i cui benefici sappiamo non essere paragonabili a quelli del latte materno.
Bonus latte artificiale: perchè è un errore
La normativa vigente prevede già un sostegno economico per le famiglie a basso reddito per l’acquisto di latte in formula e per quelle madri impossibilitate al allattare (ad esempio per positività all’ HIV o per patologie come la galattosemia). In presenza di patologie di questo tipo il D.M. 8 giugno 2001 prevede la gratuità dei sostituti del latte materno in tutte le regioni italiane.
Il nuovo bonus introdotto, invece, prevede il sostegno economico ai casi di abbandono dell’allattamento al seno per vera o presunta mancanza di latte materno (ipogalattia e agalattia materna).
Sappiamo che la maggior parte delle motivazioni che inducono all’abbandono dell’allattamento materno sono legate a difficoltà che potrebbero essere superate con il giusto sostegno alla donna che allatta e con l’adeguata informazione. Rare invece le vere controindicazioni all’allattamento al seno.
“Apprezziamo le buone intenzioni del Vice Ministro della Salute Sileri che ha introdotto interventi a sostegno di mamme e neonati, ma temiamo che il bonus latte artificiale, qualora non affiancato da concreti provvedimenti a sostegno dell’allattamento naturale, possa trasformarsi in un disincentivo a quest’ultimo, per quelle madri che alla prima difficoltà, spinte anche dal contributo economico, potrebbero optare più facilmente per il biberon”, sostiene il Presidente della SIN Fabio Mosca.
“A questa misura”, conclude Mosca “avremmo preferito, come già sostenuto in passato, un prolungamento del congedo di maternità fino a sei mesi, per garantire concretamente alle mamme lavoratrici di allattare i loro bambini per il periodo minimo consigliato e più in generale risorse finanziare a sostegno della genitorialità”.
Chiarissime anche le posizioni di IBFAN Italia, associazione senza fini di lucro, di ACP (associazione culturale pediatri) e TAS (tavolo tecnico operativo interdisciplinare sulla promozione dell’allattamento al seno).
Si legge nella lettera IBFAN diretta al Ministero della Salute e all’On. Sileri che ha portato avanti la proposta del bonus:
“Che l’allattamento dipenda da molti diversi fattori è noto: ci sono paesi e ci sono stati periodi in cui la grandissima parte dei bambini era ed è esclusivamente allattata. Ci sono contesti, regioni, distretti anche nel nostro paese, in cui è così. Il successo dell’allattamento dipende, fra le altre cose, dalla cultura della società (e oggi la nostra non è a favore all’allattamento), dalla possibilità materiale della donna di avere tempo per stare con suo figlio/a nel periodo dell’allattamento (e sappiamo che per molte categorie di donne lavoratrici non è così, oggi ancora più che nel passato), dalla preparazione ed esperienza dei professionisti su questo tema (e sappiamo che l’allattamento non è materia curriculare in nessun insegnamento e non ha molte sezioni di libri di medicina ad esso dedicato, né molti congressi in cui sia l’argomento di riferimento), dalla possibilità che hanno le ditte produttrici di sostituti del latte materno di raggiungere, anche illecitamente, le donne e i professionisti della salute con messaggi fuorvianti (e basta ripercorrere inchieste giornalistiche e reportage televisivi per ricordare quanto questo non sia raro in Italia)”
Quale soluzione quindi?
Lo afferma chiaramente ACP(Associazione Culturale Pediatri):
“Se si vuole fare una norma che sia davvero di sostegno alle mamme e ai bambini, si investano risorse per una maggiore tutela del diritto all’allattamento al seno delle donne che lavorano, in particolare per le donne che lavorano al di fuori dei settori che tutelano questo diritto. Ci si preoccupi, piuttosto, di sostenere l’allattamento al seno che è oro colato per il neonato e si dia sostegno, soprattutto nei primi tempi dopo il parto, a tutte le mamme, in modo da poter ridurre le forti diseguaglianze ancora presenti nel nostro Paese”.