La maggior parte delle donne riduce o abbandona l’attività fisica durante la gravidanza per paura di eventi sfavorevoli sulla salute del feto; tale atteggiamento comporta spesso un eccessivo aumento ponderale, con effetti che nel breve termine si manifestano come elevato peso alla nascita, adiposità e alterazioni del metabolismo glicemico nel bambino.
È stato stimato che le donne in età fertile guadagnano circa 700 g di peso all’anno, e nell’arco di 5 anni, il 20% aumenta sufficientemente di peso per rientrare nella categoria delle donne con un IMC (indice di massa corporea)>25 kg/m2 quindi sovrappeso. Alcuni studi hanno dimostrato come esista un’associazione tra livello di istruzione elevato (laurea triennale o magistrale) e un IMC normopeso.
Inoltre, risulta meno facile per le donne sovrappeso/obese tornare al peso pre-parto, in quanto al terzo mese di allattamento tendono nuovamente a riguadagnarlo.
Qual è il fabbisogno energetico in allattamento?
Il fabbisogno energetico supplementare della nutrice, legato all’allattamento materno, è correlato alla quantità di latte prodotto. Dopo 2-3 settimane dal parto, la madre che allatta fornisce in genere al neonato 500-600 ml di latte al giorno, che possono aumentare in seguito fino a 850 ml. Tuttavia, la sintesi di latte è molto variabile da donna a donna e si riduce progressivamente durante il divezzamento. Per produrre, quindi, 850 ml di latte, la nutrice ha bisogno di incrementare di 500 kcal/die l’assunzione calorica giornaliera e di 21g/die quella di proteine (SINU, 2014). Di fatto, ci si attende che la madre faccia in parte ricorso all’energia che si è depositata sotto forma di trigliceridi durante la gravidanza. È questo infatti il meccanismo fisiologico che consente di perdere naturalmente peso nel periodo post parto; pertanto, le riserve accumulate nei 9 mesi precedenti costituiranno una parte dell’energia utilizzata nei mesi successivi.
Essenziale durante l’allattamento è garantire il bilancio idrico, non solo ai fini di una buona produzione di latte, ma anche per aiutare l’organismo a rigenerare i tessuti; l’acqua in questo senso resta l’elemento migliore. Secondo la SINU, è auspicabile un aumento dell’apporto di acqua di circa 700 ml al giorno rispetto a quanto consigliato per le donne che non allattano (2000 ml).
Una recente metanalisi pubblicata dall’Università di Adelaide (Australia) ha messo a confronto diversi studi di intervento sulle donne nel post parto, dimostrando come adottare un piano dietetico bilanciato e uno stile di vita attivo risultino la strategia vincente per perdere il peso acquistato durante la maternità.
Non ci sono tuttavia ancora linee guida sul tipo di attività da seguire. Il miglior consiglio è quello di mantenere anche durante la gravidanza e l’allattamento uno stile di vita attivo (quantificabile almeno in 10 000 passi al giorno), prediligendo le proprie passioni e praticandole a intensità moderata, senza sottoporsi a sforzi eccessivi.
Per coloro che decidono di cambiare il proprio stile di vita con l’avvento della maternità, consapevoli dei rischi del diabete gestazionale e della preeclampsia, le raccomandazioni suggeriscono per iniziare 150 minuti a settimana di attività aerobica a intensità moderata.
Fonti: Nutrition Foundation of Italy, Pubmed, SINU