Le ragadi al seno sono delle piccole ferite che si formano sul capezzolo o sulla zona di pelle più scura che lo circonda, detta areola. Essendo molto dolorose, possono trasformare l’allattamento in un momento molto spiacevole e di grande stress per le neomamme.
La reazione potrebbe essere quella di distanziare troppo le poppate, mettendo a rischio un buon avvio dell’allattamento e favorendo l’insorgenza di problemi come ingorgo mammario e mastite.
In questo articolo, vedremo quindi come riconoscere le ragadi al seno, come prevenirle e come curarle senza smettere di allattare.
A questo proposito, occorre sottolineare che ogni neomamma, nei giorni dopo il parto, dovrebbe ricevere un adeguato sostegno da parte del personale ostetrico, in modo da imparare le pratiche fondamentali dell’allattamento e, prima fra tutte, come attaccare correttamente il neonato.
Indice
- Ragadi al seno: come riconoscerle?
- Come prevenire le ragadi al seno?
- Come curare le ragadi al seno?
- 1. Varia la posizione delle poppate
- 2. Spremi un po’ di latte prima di attaccare il bambino
- 3. Applica il latte sul capezzolo dopo la poppata
- 4. Applica una crema o un olio specifico
- 5. Concorda una terapia antidolorifica con il medico
- 6. Chiedi l’aiuto di un’ostetrica o di una consulente di allattamento
- Uso dei paracapezzoli: sì o no?
Ragadi al seno: come riconoscerle?
Le ragadi al seno hanno l’aspetto di taglietti, fessure o spaccature a livello del capezzolo o dell’areola.
Solitamente, hanno un andamento verticale o orizzontale quando si sviluppano attorno al capezzolo, mentre sono arrotondate quando si aprono sulla punta. Oltre a essere dolorose, le ragadi possono anche sanguinare.
Come prevenire le ragadi al seno?
1. Controlla che il tuo bambino sia attaccato correttamente
Il fattore più importante per prevenire le ragadi è un attacco corretto al seno. All’inizio, potrebbe non essere facile: anche se il tuo piccolo si è esercitato molto nel pancione, avete bisogno di un po’ di tempo per conoscervi e fare un po’ di pratica!
Per prima cosa, posiziona il suo nasino all’altezza del capezzolo: in questo modo, per prenderlo in bocca, il tuo bambino dovrà piegare la testolina all’indietro. Questa posizione farà in modo che debba spalancare bene la bocca, circondando con le labbra non solo capezzolo, ma anche una buona parte dell’areola (soprattutto nella porzione inferiore).
Per favorire un buon attacco, quando avvicini il tuo piccolo al capezzolo, puoi anche afferrare il seno con la mano (non il capezzolo o l’areola).
I segni di un corretto attacco al seno sono:
- assenza di dolore: all’inizio potresti avvertire un po’ di fastidio o di bruciore, perché i capezzoli devono abituarsi. Il disagio, tuttavia, deve essere limitato e non deve durare tutta la poppata. Se il dolore permane e non si attenua, non cercare di sopportarlo! Cerca piuttosto di migliorare l’attacco o la posizione del bambino, eventualmente chiedendo aiuto a un’ostetrica o a una consulente di allattamento;
- labbra a “pesciolino”: il labbro superiore e quello inferiore del bambino dovrebbero essere estroflessi (ossia rovesciati in fuori, come la bocca di un pesce), e il mento dovrebbe toccare il seno;
- guancia piena: durante la poppata, il tuo piccolo non dovrebbe avere fossette sulle guance. La presenza di movimenti nella zona della tempia e dell’orecchio è invece un segnale che la suzione sta avvenendo correttamente;
- assenza di rumori: la produzione di “schiocchi” indica che il tuo piccolo non è ben attaccato e fatica a succhiare.
2. Evita di staccare il bambino in modo traumatico
Se avverti dolore, sei incerta dell’attacco o semplicemente vuoi interrompere la poppata, inserisci un dito (preferibilmente il mignolo) a lato della bocca del bambino: in questo modo potrai staccare il piccolo dal seno senza provocare dolore o irritazione.
È invece assolutamente sconsigliato staccare il bambino allontanandolo dal capezzolo: durante la suzione, infatti, si crea un “effetto ventosa” che può rendere questo gesto molto traumatico e doloroso.
3. Controlla la tua postura durante la poppata
Il fattore più importante per prevenire le ragadi è un attacco corretto al seno, indipendentemente dalla posizione scelta per allattare. La tua postura, tuttavia, può a sua volta influenzare la qualità dell’attacco.
In particolare, quando tieni in braccio il tuo piccolo nella classica posizione “a culla”, mettiti comoda e appoggia la schiena su un supporto (ad esempio dei cuscini). Inoltre, assicurati che la pancia del bambino sia contro il tuo corpo, e che la sua testa, le spalle e il culetto siano sulla stessa linea (asse orecchio-spalla-anca).
4. Mantieni il capezzolo asciutto tra una poppata e l’altra
Quando il tuo piccolo si stacca dal seno, l’ideale sarebbe spalmare un po’ di latte sul capezzolo e asciarlo asciugare all’aria. In alternativa, può essere sufficiente tamponare bene il seno prima di rivestirsi.
Le coppette assorbilatte andrebbero invece evitate; in caso di necessità, tuttavia, meglio utilizzare delle coppette assorbilatte lavabili in cotone, piuttosto che quelle usa e getta.
5. Utilizza un reggiseno adatto
Un reggiseno in cotone, che supporti il seno senza comprimerlo, aiuterà la traspirazione. Il ristagno di umidità, infatti, può favorire la comparsa delle ragadi.
Lo stesso vale per l’abbigliamento, che dovrebbe essere in tessuto naturale e non stringere troppo il seno.
6. Evita un’igiene eccessiva
Lavare il seno dopo ogni poppata non solo non è necessario, ma è perfino dannoso per la cute.
Meglio limitarsi a detergere il seno una volta al giorno, utilizzando dei prodotti non aggressivi al posto del comune sapone.
Come curare le ragadi al seno?
Anche se si tratta di un problema molto fastidioso, che può scoraggiare le neomamme, per risolvere le ragadi al seno non è necessario smettere di allattare.
Ciò che invece è importante è eliminare le cause di irritazione al capezzolo, accelerare la cicatrizzazione e, nel frattempo, cercare di ridurre al massimo il dolore durante la poppata.
Oltre ai consigli contenuti nel paragrafo precedente, esistono alcuni ulteriori accorgimenti per ridurre il dolore e favorire la guarigione delle ragadi al seno in allattamento.
1. Varia la posizione delle poppate
Cambiare la posizione con cui allatti può dare sollievo alle zone del capezzolo interessate dalle ragadi, in attesa della loro guarigione.
La classica posizione “a culla”, ad esempio, può essere sostituita dalla posizione “a rugby”.
2. Spremi un po’ di latte prima di attaccare il bambino
Questo piccolo trucco stimolerà il riflesso di emissione del latte prima dell’attacco, riducendo il dolore all’inizio della poppata.
Un’alternativa è quella di iniziare ad allattare prima dal seno meno dolente.
3. Applica il latte sul capezzolo dopo la poppata
Il latte materno ha notevoli proprietà antibatteriche e antinfiammatorie: applicato sui capezzoli e lasciato asciugare all’aria, favorisce la guarigione delle ragadi. Questa soluzione, tuttavia, è da evitare in caso di candida ai capezzoli.
4. Applica una crema o un olio specifico
Diversi studi hanno dimostrato l’efficacia della lanolina nel favorire la cicatrizzazione delle ragadi. Questa sostanza non deve essere rimossa prima di allattare, perché assolutamente innocua per il neonato.
In aggiunta, anche l’applicazione di compresse di idrogel sembra essere molto efficace per lenire il dolore causato dalle ragadi ai capezzoli.
5. Concorda una terapia antidolorifica con il medico
Se il dolore è molto intenso, ti verranno prescritti dei farmaci antidolorifici compatibili con l’allattamento, come ad esempio il paracetamolo.
6. Chiedi l’aiuto di un’ostetrica o di una consulente di allattamento
In caso di mancata guarigione o ripetuta comparsa delle ragadi, non esitare a rivolgerti a un’ostetrica o a una consulente specializzata in allattamento.
Uso dei paracapezzoli: sì o no?
I paracapezzoli sono dei dispositivi con una forma simile alle tettarelle per biberon, ma fatti in modo da poter aderire al capezzolo, per proteggerlo durante la poppata quando è dolorante a causa delle ragadi.
Questi accessori possono effettivamente essere utili in alcuni casi; tuttavia, dovrebbero essere utilizzati solo sotto indicazione e supervisione di un’ostetrica.
Per quanto riguarda invece l’uso di paracapezzoli o coppette d’argento, le opinioni sono attualmente controverse. Il loro impiego è infatti sconsigliato dal Ministero della Salute, mentre alcune ostetriche ne supportano l’utilizzo. Ad oggi, la letteratura scientifica offre un solo studio sull’argomento, che tuttavia è stato condotto su un campione di donne troppo ridotto per trarre conclusioni affidabili.