Ci sono tante favole che ci raccontano e alle quali ci piace credere. Favole che ci fanno sognare un presente migliore di quello che viviamo, favole a cui ci appigliamo per superare le difficoltà di ogni giorno, favole che ci regalano illusioni che semplicemente ci fanno sentire meglio.
Una i queste è senza dubbio quella della solidarietà femminile e in questo caso della solidarietà fra mamme, tema che non ci stanchiamo mai di affrontare. Come è vero che non è sufficiente essere bambini per aver voglia di giocare insieme, è altrettanto vero che non basta mettere al mondo dei figli per diventare amiche.
Però, ci sono tanti però.
Il primo forse è dato dal fatto che la maternità è un’esperienza talmente importante e allo stesso complessa che mette alla prova qualsiasi donna, sotto molti aspetti diversi: personale, lavorativo, di relazione con se stessa e con il mondo.
È facile sperimentare umanissimi sentimenti di ambivalenza: entusiasmo e paura, felicità e nostalgia, desiderio di riappropriarsi di alcuni aspetti della vita prima dei figli e nello stesso tempo sentirsi realizzate nella nuova condizione.
Significa assistere a una trasformazione di sé fisica e mentale, trovare spesso a gran fatica un nuovo equilibrio di coppia o, come può accadere, districarsi in una nuova gestione di ruoli.
Perché se è vero che la donna ha nove mesi per abituarsi all’idea di diventare mamma, per un uomo la consapevolezza può giungere anche in tempi diversi.
Luci e ombre, insomma, che molte di noi per alcuni aspetti hanno vissuto, per un secondo, per giorni, o per anni interi. Luci e ombre che dovrebbero, e il condizionale non è usato a caso, renderci forse non amiche, ma certamente un pochino più empatiche e meno dure nei confronti delle altre donne.
Solidarietà tra mamme, questa sconosciuta
La solidarietà tra donne e tra mamme troppo spesso non solo non si verifica, ma accade l’opposto. Personalmente, mi sono resa conto che la solidarietà femminile è un racconto probabilmente scritto non solo da un bravo sceneggiatore, ma ancor più probabilmente da un uomo, che non ha ben presenti alcune dinamiche.
Me ne sono resa conto quando ancora al quinto mese di gravidanza andai a trovare alcuni parenti e due delle mie zie si misero a sghignazzare dicendo che proprio non mi ci vedevano a fare la mamma, che ero troppo sognatrice e poco concreta, e conclusero con l’anatema del “te ne accorgerai presto“.
L’aspetto grave è che non scherzavano affatto, e io, trentaduenne sicuramente sognatrice, che mi aspettavo di condividere esperienze e consigli, mi sono sentita per la prima volta umiliata e inadeguata, ancora prima di cominciare, se possibile.
E non sapevo che questo era solamente l’aperitivo e che il bello sarebbe arrivato più avanti in quel clima che troppo spesso si respira tra mamme di indifferenza mista a giudizio.
La gara per il podio di prima della classe è sempre aperta: chi allatta, chi non allatta, chi manda i figli al nido e chi no, chi lavora e chi sta casa, ogni scelta è sempre passibile di aspre critiche, molto spesso gratuite e immotivate.
I gruppi di mamme la dicono molto lunga: sempre più richieste di aiuto non solo in anonimo, ma che iniziano con la preghiera di non essere giudicate.
Ma il giudizio arriva, implacabile.
E insieme al giudizio sbiadisce lo slancio a condividere. Chi può avere ancora lo slancio di esporsi, quando sa di ricevere solo giudizi?
Così, piano piano, il cuore diventa a strati: quello più esterno è colorato e racconta giorni felici, ma più in fondo, nasconde ombre, malinconia e segreti, come un dolce degustato con entusiasmo che sorprende con note amare e impreviste.
Si sarà stanche molte volte e non lo si potrà dire a nessuno, perché vigono due leggi non scritte del materno: la prima è che la fatica è ampiamente ripagata dalla gioia del bambino, la seconda consiste nel vecchio adagio dell’hai voluto la bicicletta? Allora pedala!
Solo che pedalando e tacendo ci si spegne pian piano e forse noi donne, con le sorprendenti doti di cui siamo dotate, concrete, solide, determinate, sapremmo e potremmo fare se solo volessimo qualcosina di meglio.
Dalle donne nasce vita, sempre.
Dalla capacità, dall’abnegazione, dalle mani, dal pensiero e dai ricordi. E una madre tutto questo lo sa, forse dovremmo ricordare più spesso che siamo più vicine di quello che crediamo.