La gravidanza dura mediamente 40 settimane, settimana più settimana meno. Ma quelle settimane in più possono mettere a rischio la vita del nostro bambino?
Quali i rischi di morte in utero (la morte in utero, o MEF, è definita morte del feto dopo la 22° settimana di gravidanza) e morte neonatale in caso di gestazione oltre il termine previsto?
La risposta arriverebbe da una revisione sistematica e una meta-analisi di studi di coorte fatta su 15 milioni di gravidanze.
Si tratta di un numero considerevole di dati analizzati, che hanno permesso di giungere a una conclusione che non può essere sottovalutata: il rischio di morte endouterina aumenta per le gravidanze a basso rischio che si protraggono oltre le 40 settimane.
Secondo i ricercatori il rischio di mortalità fetale aumenta costantemente da 0,11 per 1.000 gravidanze a 37 settimane (95% CI 0,07-0,15) a 3,18 per 1.000 a 42 settimane (IC 95% 1,84-4,35).
Secondo le linee guida alla gravidanza Fisiologica, i rischi materni, fetali e neonatali aumentano oltre le 41 settimane di età gestazionale e spesso viene praticata l’induzione al parto arrivate a questa datazione.
Secondo i ricercatori però 1 morte su 3 si verifica ancora prima delle 41 settimane. E le madri e gli operatori sanitari devono essere consapevoli di questi numeri che non possono essere trascurati.
La morte endouterina o neonatale rappresenta uno dei traumi più difficili da affrontare e superare per qualsiasi madre e padre.
I dati dello studio
Per calcolare l’aumento del rischio di morte fetale e neonatale di settimana in settimana, in modo da poter fornire stime del rischio per le coppie in attesa e operatori sanitari, i ricercatori hanno incluso nella loro meta-analisi 13 studi, la maggior parte dei quali provenivano da Stati Uniti e Regno Unito. Questi studi hanno analizzato oltre 15 milioni di gravidanze che si sono verificate dal 1990 al 2015, riportando quasi 18.000 morti in utero e circa 2.400 morti neonatali.
Tutti gli studi consideravano gravidanze a basso rischio e avevano escluso le gravidanze con malformazioni fetali congenite e le gravidanze gemellari.
I ricercatori hanno evidenziato un rischio più elevato di morte endouterina in gravidanze prolungate, mentre il rischio di morte neonatale è rimasto invariato per le nascite a partire da 38 e fino a le 41 settimane di gestazione. A 42 settimane, i rischi cambiano considerevolmente come vedete dal grafico sottostante.
Si è anche visto che rispetto alle donne bianche, le donne afroamericane a termine hanno a una probabilità da 1,5 a 2 volte maggiore di andare incontro a morte perinatale indipendentemente dall’epoca gestazionale.
Secondo gli esperti questa analisi è molto più ampia rispetto agli studi precedenti e riflette le attuali conoscenze sui rischi in caso di gravidanze prolungate.
Una volta arrivati a 40 settimane di gravidanza, se la datazione è corretta (la datazione è un dato che non si può sottovalutare), l’esito di questo studio dovrebbe essere preso in considerazione per decidere quando indurre il parto. I dati ottenuti infatti devono supportare il processo decisionale informato tra i pazienti e il personale medico quando si deve decidere se continuare fino a 41 o indurre dalle 40 settimane compiute.
“I nostri risultati” hanno dichiarato gli autori dello studio “hanno lo scopo di consentire alle donne di prendere decisioni informate sulla scelta del momento del parto“.
La ricercatrice a capo dello studio Shakila Thangaratinam della Queen Mary University di Londra ha aggiunto: “Sebbene ci sia un rischio aggiuntivo di morte un utero a 41 settimane, rispetto a 40 settimane, questo rischio è piccolo. Le donne che preferiscono non avere interventi medici come l’induzione del parto possono quindi riconoscere questo piccolo rischio aggiuntivo ma scegliere di aspettare fino a 41 settimane in modo dare più tempo al travaglio per iniziare in modo naturale. Nel frattempo, altre donne potrebbero scegliere, in accordo con i medici, di essere indotte dalle 40 settimane. Quindi si tratta solo di aiutare le donne a prendere decisioni informate sul momento del parto. ”
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