Il microbiota della mamma in che modo influisce sulla salute del bambino e in particolare sul suo sviluppo immunitario?
Facciamo prima un passo indietro, che cosa si intende per microbiota?
Detto in modo semplice, il microbiota è quell’insieme di microorganismi che convivono con il nostro corpo. Li ritroviamo nella pelle, ghiandole mammarie, placenta, liquido seminale, utero, follicoli ovarici, polmoni, saliva, mucosa orale, congiuntiva, tratto biliare e tratto gastrointestinale. I tipi di microbiota umano comprendono batteri, funghi, protisti e virus.
Nel linguaggio comune si parla di flora batterica residente, termine non propriamente corretto, ma che comunque riportiamo per dare l’idea di cosa stiamo parlando.
Quanti sono i microorganismi che risiedono nel nostro corpo?
Nel nostro organismo vivono un insieme di microorganismo in modo simbiotico, noi riceviamo benefici dalla loro presenza e viceversa. Il più conosciuto e citato è sicuramente l’Escherichia Coli. La stima tradizionale è che il corpo umano sia abitato da dieci volte più cellule non umane rispetto alle cellule umane, ma stime più recenti hanno ridotto tale rapporto a 3: 1 o addirittura a circa lo stesso numero. In ogni caso rimane un numero altissimo se considerate che il corpo umano mediamente è composto da circa 100.000 miliardi di cellule (questo numero è molto variabile perchè dipende dall’altezza, dal peso, dal sesso, dall’età e dallo stato di salute della persona).
Alcuni microrganismi che colonizzano gli esseri umani sono commensali, nel senso che coesistono senza danneggiare l’essere umano che li ospita; altri hanno una relazione mutualistica con i loro ospiti. Al contrario, alcuni microrganismi non patogeni possono danneggiare gli ospiti attraverso i metaboliti che producono.
Alcuni microrganismi svolgono compiti che sono noti per essere utili all’ospite umano, ma il ruolo della maggior parte di essi non è ben compreso. Quelli che dovrebbero essere presenti e che in circostanze normali non causano malattie, sono talvolta considerati flora normale o microbiota normale.
Il microbiota della mamma e gli effetti sulla salute del bambino
Il legame madre figlio si esprime in tanti modi, quello che andremo ad analizzare da vicino è la trasmissione del microbiota dalla mamma al bambino, passaggio che ha tante implicazioni importanti sulla salute futura del figlio, molte delle quali sono ancora da scoprire.
Tra madre e figlio si instaura una connessione microbica nei primi momenti della vita, quando la cute del bambino viene in contatto con i microorganismi (il microbiota materno appunto) che abitano il corpo della madre.
Questa esposizione microbica iniziale va a creare nel bambino un suo microbiota specifico che ha una influenza fondamentale sul suo sviluppo e sulla sua salute anche a lungo termine.
La comprensione di questo legame microbico ha permesso di fare luce sul mutualismo ospite-flora batterica e sullo sviluppo immunitario nella prima infanzia. Allo stesso tempo ha permesso di comprendere come alcune caratteristiche e malattie vengono trasmesse attraverso le generazioni.
Il primo contatto con il microbiota materno
Nell’uomo e in altri mammiferi, i primi microbi incontrati nella prima infanzia sono quelli che appartengono al microbiota materno. Non è ancora ben chiaro quale sia il momento iniziale, se già durante la vita intrauterina o al momento del parto.
Si pensava inizialmente che lo sviluppo fetale avvenisse in un ambiente intrauterino sterile. Questa ipotesi è stata in un primo momento messa in discussione dal ritrovamento del DNA genomico batterico all’interno dei tessuti placentari e corioamniotici, e dalla presenza di microbi nel meconio del neonato. Recentemente un nuovo studio ha scoperto che la placenta umana era priva di un microbioma (anche se hanno trovato potenziali agenti patogeni), pertanto l’esposizione alla flora batterica materna in utero rimane oggetto di dibattito.
Ciò che è chiaro invece è che e il microbiota del neonato sia determinato al momento del parto attraverso il contatto con batteri materni (naturali, non patogeni) che abitano il canale del parto. Il parto cesareo invece comporta il contatto con microorganismi cutanei.
I contatto tra il microbiota materno e il neonato lascia un’impronta duratura sulla biologia dei figli. Molti studi, condotti sia sull’uomo che sui topi, hanno evidenziato collegamenti tra la composizione del microbiota materno e il conseguente rischio di malattie infantili, tra cui infezioni, asma, allergie, autoimmunità e malattie metaboliche come l’obesità e il diabete.
Si è visto inoltre che la presenza di alterazioni patologiche nella composizione del microbiota materno (alterazioni che vengono chiamate “disbiosi”), possono conferire nel bambino suscettibilità a una varietà di condizioni di salute cronica in età adulta.
Come vedete in figura, la composizione del microbiota intestinale della mamma in gravidanza cambia nel corso della gestazione . Si suppone che una donna magra possieda un microbiota intestinale stabile e sano che viene modulato nel corso della gravidanza, Come sia trasferito al bambino, è ancora sconosciuto, ma può facilitare il normale sviluppo intestinale e la funzione metabolica nella prole. Le donne obese probabilmente presentano un microbiota intestinale modificato (disbiosi) già prima della gravidanza, e questa alterazione viene amplificata o ulteriormente modificata durante la gravidanza. Queste modifiche portano a un ambiente intrauterino anomalo che potrebbe portare a uno sviluppo fetale dell’intestino alterato e un aumento del rischio di malattie metaboliche come l’obesità.
La “contaminazione” con il microbiota materno continua anche durante la prima infanzia. Ad esempio, l’allattamento al seno funge da fonte continua di microbi materni, oltre a fornire fattori nutrizionali e antimicrobici che modellano continuamente il microbiota intestinale del bambino.
Non è però solo il microbiota intestinale del bambino a sentire le influenze di quello materno. Esistono prove recenti di un asse intestino-cervello mediato dal microbiota che controlla lo sviluppo neuroimmunitario e la suscettibilità a disturbi dello sviluppo neurologico (ad es. eutismo) e a malattie psichiatriche.
Il ruolo del microbiota materno durante la gravidanza
Prima della nascita, il microbiota materno è separato dal feto in via di sviluppo dalle barriere fisiche rappresentate dalla placenta e del sacco amniotico. Tuttavia, i dati provenienti da studi sugli animali indicano che la composizione e la funzione metabolica del microbiota materno si riflette nello sviluppo immunitario del feto.
Studi in tal senso sono complicati da eseguire ed interpretare anche nei modelli murini. Un interessante studio condotto sui topi ha evidenziato che il normale sviluppo del sistema immunitario fetale dipende in modo critico dai segnali ricevuti dal microbiota materno. Il microbiota materno preparerebbe l’epitelio intestinale e il sistema immunitario della mucosa nella prole in via di sviluppo per l’attacco dell’esposizione microbica alla nascita. L’estensione di questi risultati alla biologia umana richiederà ulteriori ricerche e nuove metodologie per definire l’impatto gestazionale del microbiota materno sullo sviluppo fetale e sulla salute e benessere dell’infanzia.
Le prospettive future
Sebbene sia stato appreso molto sul microbiota materno in gravidanza e nella prima infanzia, rimangono ancora molte domande fondamentali. Non è chiaro infatti se queste informazioni possano essere utilizzate per prevenire e curare le malattie infantili. Per fare ciò, sono necessarie terapie con flora batterica viva o saranno sufficienti specifici prodotti batterici o metaboliti (e se sì, quali)?
Sono necessarie ulteriori ricerche anche per determinare se esiste un “normale” microbiota materno e della prima infanzia a cui mirare o se la terapia microbica richiede una individualizzazione specifica.
Inoltre, quali sono le considerazioni etiche della modifica terapeutica di un feto non ancora nato attraverso la manipolazione del microbiota materno e quali i potenziali di effetti avversi inattesi?
Per rispondere a queste (e altre) domande in sospeso, gli studi devono ricercare i meccanismi cellulari e molecolari che mediano le interazioni microbiota-ospite in gravidanza e nella prima infanzia. Tutto questo rappresenta una sfida entusiasmante per gli scienziati per affinare la comprensione di questo aspetto fondamentale della biologia umana, e un’opportunità per applicare questa scienza all’avanguardia per migliorare la salute materna e infantile.
Nel frattempo a noi non resta che cercare di “coltivare” la flora batterica buona attraverso la giusta alimentazione, e eventualmente ricorrere ai probiotici in caso di squilibri /disbiosi che, come abbiamo visto, possono avere effetti negativi sul bambino e influire sulla sua salute da adulto.
Riferimenti:
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