Negli ultimi anni complici anche personaggi pubblici del calibro di Nicole Kidman, si è diffusa la moda della placentofagia ossia il mangiare la placenta dopo il parto.
La placentofagia, evento comune trai mammiferi, è l’atto di assumere la propria placenta una volta partorito.
Molte ostetriche e doule negli ultimi anni si sono attrezzate per diffondere questa usanza presente in alcune tribù, anche da noi. La placenta viene fatta assumere ad esempio sotto forma di brodo o essiccata.
Quali sarebbero i vantaggi del mangiare la placenta?
Secondo i sostenitori di questa pratica, mangiare la placenta aiuterebbe a ridurre il rischio di depressione post parto, aumenterebbe la produzione di latte, ridurrebbe il dolore in travaglio o al post-parto, aumenterebbe il legame madre-figlio, migliorerebbe il sistema immunitario, e avrebbe potere antiinfiammatorio e anti-invecchiamento.
La placenta contiene alti livelli di prostaglandine che stimolano le contrazioni dell’utero e quindi lo aiutano a farlo ritornare alle dimensioni normali . Contiene anche piccole quantità di ossitocina, che allevia lo stress e dopo il parto fa sì che i muscoli intorno alle cellule mammarie si contraggano.
Si pensa che in natura questa pratica si sia diffusa anche per non lasciare alcuna traccia della nascita del cucciolo ai predatori.
Cosa dicono gli studi al momento?
Di recente è stata pubblicata una interessante metanalisi sulla rivista Archives of Women’s Mental Health.
Per metanalisi si intende un insieme di di metodi matematico-statistici che vanno a valutare vari studi condotti sul tema per trarre conclusioni più forti di quelle che si ottengono sulla base di ogni singolo studio.
Lo studio è stato condotto con l’intento di capire non solo se la placentofagia porta benefici ma anche se può risultare una pratica in un certo senso “rischiosa”in quanto la placenta è un organo che agisce da filtro per proteggere il bambino da tossine e sostanze inquinanti. La placenta infatti può contenere metalli pesanti come cadmio e piombo.
I ricercatori hanno raccolto i vari studi pubblicati su PubMed, Medline Ovidio, e PsychInfo tra gennaio 1950 e il gennaio 2014 e in questo modo hanno identificati 49 studi sull’argomento.
Sono stati inclusi studi empirici di consumo umano o animale di placente umane mentre sono stati esclusi i commenti editoriali. Studi di placentofagia animale sono stati scelti in base alla loro rilevanza per la pratica umana. Alla fine si sono considerato un totale di 10 articoli: quattro relativi agli umani e sei animali.
Nessuno degli studi è risultato conclusivo in base ai dati a disposizione e pertanto come spesso accade sono necessari ulteriori studi per poter capire se ci sono rischi o benefici in merito a questa pratica.
Al momento però da quello che si ha a disposizione non risulta evidente alcun beneficio. Nessuna evidenza cioè che mangiare la placenta sia cruda, cotta o in forma di pillola porti i benefici pubblicizzati dai sostenitori di tale pratica.
Quindi non prendete per oro colato quello che leggete in giro. Se volete mangiare la placenta deve essere vostra scelta ma siate consapevoli che non c’è attualmente alcuna indicazione che possa far bene e che anzi, c’è il rischio che ingeriate sostanze che possono essere nocive, anche se solo in piccole quantità.
Riferimenti:
Cynthia W. Coyle, Kathryn E. Hulse, Katherine L. Wisner, Kara E. Driscoll, Crystal T. Clark, Placentophagy: therapeutic miracle or myth?, Archives of Women’s Mental Health – June 2015