Partorire velocemente e senza dolore è uno dei più grandi desideri di ogni donna incinta. L’idea di dover affrontare il travaglio, infatti, suscita sempre un certo timore, anche in chi non vede l’ora di dire addio al pancione e a tutti i fastidi della gravidanza.
Fortunatamente esistono diverse tecniche, sia farmacologiche che naturali, per alleviare il dolore delle contrazioni, come ad esempio l’epidurale, il massaggio o la possibilità di muoversi liberamente.
In questo articolo, vogliamo concentrarci su alcuni metodi meno conosciuti per ridurre i tempi del travaglio (prodromi o fase attiva), che vengono consigliati e adottati in alcuni ospedali e case maternità.
Vedremo quindi come si utilizzano, quali sono i loro possibili effetti sulla durata del parto e sulla gestione del dolore e quali sono le prove scientifiche sulla loro efficacia.
Indice
1. Palla per gravidanza (birthing ball)
La palla per gravidanza – in inglese birthing ball o birth ball – non è molto diversa dalle comuni fit ball utilizzate in palestra. In pratica si tratta di una palla gonfiabile anti-scoppio in PVC, realizzata in diverse dimensioni. L’altezza dovrebbe essere scelta a seconda della statura:
- 65 cm per le donne alte fino a 1,73 m
- 75 cm per le donne più alte di 1,73 m
Come si usa?
La birthing ball in gravidanza dovrebbe essere usata preferibilmente su un tappeto (anche se generalmente è antiscivolo). Per lo stesso motivo, meglio utilizzarla a piedi nudi o indossando delle calze antiscivolo.
Per ottenere i risultati migliori, la palla per gravidanza andrebbe utilizzata un paio di mesi prima della data presunta del parto, per fare esercizio e per prendere familiarità con le posizioni consigliate per ridurre il dolore del travaglio.
Tra queste troviamo:
- posizione seduta, a cavalcioni della birthing ball. In questo modo, il bambino si allinea al bacino della mamma e scende naturalmente verso il basso;
- posizione carponi, con le ginocchia poggiate a terra (sopra un cuscino, per stare più comode) e la palla sotto la parte superiore del busto. La donna può abbracciare la birthing ball o portare le mani sotto la fronte. Questa posizione facilita le spinte nella fase espulsiva del parto;
- posizione in piedi, una variante della posizione in ginocchio in cui la palla viene posta su una superficie rialzata (ad esempio il letto).
Funziona?
Diversi studi dimostrano l’utilità della birthing ball soprattutto per ridurre il dolore delle contrazioni, perché porta istintivamente a oscillare e ondeggiare il bacino, assecondando le proprie sensazioni corporee.
Inoltre, uno studio del 2011 ha evidenziato che un regolare esercizio fisico con la birthing ball durante la gravidanza, permette di ridurre la durata della prima fase del travaglio.
Le donne che hanno partecipato alla ricerca erano state invitate a seguire un programma di esercizi specifici con la palla per gravidanza della durata di 20 minuti, per 3 volte a settimana e per la durata di 6-8 settimane.
2. Peanut ball
La peanut ball è una palla gonfiabile a forma di “nocciolina”. Rispetto alla classica palla per gravidanza, è più allungata e si restringe nella porzione centrale.
Come si usa?
Solitamente, viene utilizzata quando la donna si trova in posizione supina (ossia sdraiata sulla schiena), perché è molto stanca, ha eseguito l’epidurale o sono insorte delle complicazioni.
In questa situazione, la partoriente viene posta in posizione semi-reclinata con la peanut ball tra le gambe, in modo da favorire la dilatazione e l’apertura del bacino durante il travaglio.
Questo strumento può essere utilizzato inoltre quando la donna è sdraiata su un fianco. Anche in questo caso, la peanut ball viene posta tra le gambe, in modo da sollevare una delle gambe e favorire l’apertura della zona pelvica.
Infine, è possibile usare la peanut ball come la più conosciuta gym ball. In questo caso, la donna si siede sulla peanut ball ed esegue dei movimenti che favoriscono l’apertura del bacino e lo spostamento del bambino verso il basso.
Funziona?
In base agli studi scientifici disponibili, l’uso della peanut ball durante il travaglio di parto sembrerebbe:
- favorire un parto più veloce e ridurre la probabilità di parto cesareo nelle donne sottoposte ad analgesia epidurale;
- ridurre il dolore del travaglio;
- ridurre il ricorso al parto cesareo.
3. Rebozo
Il rebozo è un rettangolo di tessuto lungo da 1,5 a 3 metri e largo 60/70 centimetri circa, utilizzato tradizionalmente dalle ostetriche messicane (parteras) per massaggiare le donne in gravidanza, in travaglio o nel puerperio.
Alcune ostetriche specializzate, lo utilizzano anche per aiutare il bambino a posizionarsi correttamente per il parto, soprattutto in caso di presentazione occipito-posteriore, una posizione associata in particolare a una maggiore durata del travaglio.
A contrazioni iniziate, il massaggio con il rebozo rilassa la muscolatura della donna e riduce il dolore, stimolando il sistema parasimpatico. Le sensazioni piacevoli che si producono, inoltre, hanno effetti psicologici positivi, che migliorano l’esperienza del parto.
Come si usa?
Il massaggio con il rebozo viene eseguito generalmente con la donna in posizione carponi o eretta. Il rebozo viene posizionato in modo da avvolgere la zona pelvica e mosso con delicate oscillazioni (sifting), che rilassano la muscolatura e aiutano il bambino a eseguire i movimenti utili per il progredire del travaglio.
Come tutte le manipolazioni, il massaggio deve essere fatto da una persona esperta, che sappia dosare la giusta intensità nei movimenti. Per questo, non deve essere eseguito a casa senza nessuna istruzione.
Funziona?
Purtroppo non esistono molti studi sull’uso del rebozo in fase di travaglio. Tuttavia, questo tipo di massaggio è praticato e insegnato da molte ostetriche in tutto il mondo, le quali testimoniano risultati molto positivi.
Una revisione del 2015, ha concluso che il massaggio pelvico con il rebozo sembra essere una tecnica promettente per migliorare il posizionamento del feto in travaglio, quando questo è in posizione occipito-posteriore.
Inoltre, i risultati di uno studio del 2016 riportano che il massaggio con il rebozo ha avuto conseguenze favorevoli sull’esperienza di parto, creando sensazioni corporee che hanno ridotto il dolore. Questa indagine, tuttavia, ha compreso un campione molto ristretto di 17 donne.
4. Foglie di lampone rosso
L’infuso di foglie di lampone rosso è un rimedio spesso consigliato dalle ostetriche per rendere più efficaci le contrazioni del travaglio, riducendo così la durata del parto. Questa pianta, infatti, contiene un alcaloide detto fragrina, che agisce sulla muscolatura dell’utero.
Come si usano?
Per dosi e preparazione, è importante rivolgersi all’ostetrica di fiducia. Generalmente si consiglia di berne non più di 3 tazze al giorno (non insieme, ma nell’arco della giornata) e di non iniziare prima della 35a settimana di gravidanza.
Per preparare l’infuso, occorre mettere 2 pizzichi di foglie in 500 ml acqua bollente, lasciar riposare per circa 10 minuti e poi filtrare. Per rendere il sapore più gradevole, è possibile addolcire il tutto con un po’ di miele.
Funzionano?
Attualmente le prove scientifiche sull’efficacia di questo rimedio sono deboli, come sottolineato da questo studio del 2021. Sono quindi necessari ulteriori ricerche per valutare gli effetti delle foglie di lampone rosso sulla durata del travaglio.
5. Rimedi omeopatici
Un altro metodo suggerito da molte ostetriche per ridurre la durata del travaglio è l’assunzione di rimedi omeopatici come pulsatilla, calophyllum e cimicifuga. Queste tre erbe erano associate in un prodotto non più in commercio in Italia, che prendeva il nome di Apermus®. Ad oggi, devono quindi essere acquistate separatamente, secondo le indicazioni dell’ostetrica, del ginecologo o del medico omeopata.
Questi rimedi omeopatici specialmente se associati tra loro, sembrano stimolare l’apertura spontanea della cervice uterina e favorire un travaglio più veloce una volta iniziate le contrazioni.
Non hanno invece l’effetto di anticipare il parto o ridurre l’intensità del dolore. Per questo, vengono spesso abbinate all’assunzione di arnica, per alleviare infiammazione e sintomi dolorosi.
Come si usano?
Solitamente, si consiglia di iniziare ad assumerli non prima della 32a-35a settimana di gravidanza. L’utilizzo può essere proseguito poi durante il travaglio.
I rimedi devono essere presi a stomaco vuoto, mezz’ora prima dei pasti o un’ora dopo. Dosi e tempi di somministrazione verranno indicati dal professionista sanitario.
Avvertenze e controindicazioni
Questi medicinali sono sconsigliati in caso di gravidanza non fisiologica (ossia non a basso rischio). Più in generale, è importante evitare il fai-da-te e assumerli solo su indicazione di un professionista sanitario.
Funzionano?
Purtroppo ad oggi non esistono prove scientifiche della loro efficacia. Gli studi condotti sono di scarsa qualità, oltre ad aver indagato soltanto la capacità di indurre il travaglio e non quello di abbreviarlo. Sono quindi necessarie ulteriori ricerche per stabilire la reale efficacia di questi rimedi omeopatici.
Fonti
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