La gravidanza rappresenta una tappa evolutiva molto importante nello sviluppo dell’identità femminile in quanto contribuisce a trasformare permanentemente la vita di una donna, riattivando dei sentimenti e dei ricordi infantili inconsci.
È un’esperienza che accomuna molte donne ma a causa di fattori familiari, sociali e culturali viene interiorizzata e personalizzata differentemente da ciascuna di esse. Per esempio uno degli elementi che può pregiudicare il ricordo del parto e della gravidanza tout court è l’aver subito un taglio cesareo.
I risvolti psicologici del parto cesareo
Secondo i dati più recenti la nascita attraverso taglio cesareo rappresenta in Italia il 23,3% delle nascite.
A prescindere se tale la pratica sia necessaria o meno ha comunque molte implicazioni psicologiche. Innanzitutto uno degli aspetti da evidenziare è che il parto cesareo è a tutti gli effetti un intervento chirurgico che porta la donna ad assumere un ruolo passivo nel processo della nascita del piccolo con conseguenti sentimenti di inadeguatezza.
Molte donne, infatti, non si sentono mamme al 100%, perché non hanno potuto partecipare attivamente al momento della nascita. Il parto naturale inoltre permette l’immediata interazione tra mamma e bambino, mentre nella fase post operatoria del taglio cesareo la mamma non può muoversi agevolmente, limitando i primi scambi, con grande senso di stress e frustrazione per entrambi. Diversi studi riportano che a livello psicologico uno delle conseguenze più significative ed impattanti del cesareo è proprio la possibile compromissione della relazione madre-bambino.
Il parto cesareo gentile
Secondo Bowlby la nascita ed il tipo di parto rappresenterebbero uno dei momenti più salienti per lo sviluppo della personalità dell’individuo e per i processi di attaccamento futuri. Per tale motivo si sta diffondendo in Italia la pratica del “gentle cesarean birth”, parto cesareo cosiddetto “dolce” che ha come obiettivo primario quello di ridurre l’enfasi sull’intervento chirurgico in se per se per dare spazio all’esperienza della neomamma, favorendo dunque un processo di sensibilizzazione e incoraggiamento delle proprie competenze.
In tal modo la coppia diventa maggiormente consapevole di ciò che andrà ad affrontare, coniugando i loro bisogni con la tutela della sicurezza e della salute materno-infantile.
Con il cesareo dolce, infatti, si offre a entrambi i genitori la possibilità di assistere alla nascita del figlio e si favorisce sin da subito il contatto skin to skin con la mamma, permettendo al neonato di trovare calore, conforto e nutrimento. Anche per il neonato infatti questo nuovo approccio implica delle modifiche molto importanti sia da un punto di vista pratico che psicologico.
Come è risputo il parto spontaneo rappresenta un passaggio graduale per il bambino, che passa da un luogo caldo ed ovattato, ad un luogo completamente diverso, caratterizzato da rumori e luci forti e accecanti.
Il parto cesareo, invece, determina un brusco ed improvviso cambiamento con un passaggio dal grembo al mondo esterno senza l’accompagnamento delle spinte materne. Con il parto cesareo dolce invece troviamo un’estrazione lenta del feto, per dare al bambino la possibilità di adattarsi in maniera più graduale e fisiologica alla vita extrauterina.
La pratica del cesareo dolce è anche in linea con i dieci passi per la promozione, la protezione e il sostegno all’allattamento redatti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Si è infatti osservato che attraverso il contatto immediato pelle a pelle e ricevendo un sostegno che faciliti l’avvio precoce all’allattamento, le donne che hanno partorito mediante taglio cesareo dolce hanno le stesse probabilità di continuare ad allattare delle donne che hanno avuto un parto vaginale.
Il contatto precoce facilita inoltre una migliore adattamento alla vita extrauterina, riducendo lo stress e fornendo al piccolo una stabilità respiratoria, cardiocircolatoria, termica e glicemica. Inoltre Il cesareo dolce rappresenta un’efficace strategia per proteggere il processo della colonizzazione batterica madre-figlio promuovendo tutti i comportamenti innati e istintivi di attaccamento parentale e riducendo di gran lunga lo stress e le ansie legate all’intervento chirurgico di per sé.