Come superare la perdita di un figlio in gravidanza: i consigli della psicologa

Perdere un figlio in gravidanza o subito dopo è un’esperienza estremamente traumatica e dolorosa.

Tecnicamente, esiste una distinzione tra aborto spontaneo, che è la perdita dell’embrione o del feto prima della 27a settimana di gravidanza, e morte perinatale, che si ha quando la perdita del bambino avviene tra la 27a settimana di gravidanza e i 28 giorni dopo il parto.

In realtà, il dolore psicologico ed emotivo non aumenta parallelamente al procedere della gestazione, anche se bisogna riflettere sia sulle modificazioni biologiche e psicologiche durante i vari mesi di gravidanza che sul significato del concepimento.

Bisogna infatti rendersi conto che il vissuto di maternità e paternità nel corso dei mesi di gravidanza si modifica, il legame diventa sempre più profondo, si cominciano a creare delle aspettative, a immaginare come sarà il proprio bambino e a come cambierà la vita familiare. Senza dimenticare che, a prescindere dall’esito della gravidanza e dalla sua durata, rimarrà sempre un evento molto importante che farà parte sia della vita della donna e dell’uomo, che della coppia.

Dobbiamo sempre tenere presente che, soprattutto nel lutto perinatale, anche se in maniera diversa, ogni membro della famiglia soffre. Il dolore viene provato anche dai figli già presenti, dai nonni, ecc.

Ogni individuo reagisce in maniera differente di fronte al lutto, chi con con il pianto, chi con lo sfogo verbale, chi con il silenzio e tanto altro, e si deve ricordare che non esiste una modalità più appropriata per superare il dolore. Pertanto, ognuno deve rispettare le personali modalità di affrontare il lutto, senza giudicare l’altro.

Uomo e donna soffrono entrambi, anche se diversamente

Nella coppia le due persone hanno carattere e personalità spesso molto diverse e per questo è probabile che vivano la perdita di un figlio in maniera opposta, ciò non vuole dire che si stiano allontanando.

Ognuno sta cercando di affrontare il lutto nella maniera più efficace per se stesso e probabilmente per la coppia, e per questo bisogna cercare di parlarne, trovare insieme i punti di forza delle proprie strategie e con tanta complicità e amore verso il partner cercare di elaborare questo lutto.

Non bisogna dimenticare che anche l’uomo sta soffrendo e il suo dolore è lecito quanto quello della donna: anche se non ha portato in grembo il bambino, quel bambino era anche suo figlio.

Quando purtroppo una coppia si ritrova a uscire dall’ospedale con un lutto invece che con un figlio – ovviamente sotto shock perché biologicamente questa morte non era prevista – sarebbe molto efficace che ci fossero dei professionisti in grado di dare immediato supporto.

Sarebbe molto utile che in ogni ospedale ci fosse un rete di professionisti pronti ad accogliere la famiglia e il loro dolore o almeno poterli indirizzare verso professionisti come psicoterapeuti per aiutarli a superare questa sofferenza. In realtà, invece, spesso vengono solo prescritti degli psicofarmaci che, senza una terapia psicologica, sono solamente in grado di sedare le emozioni del momento.

Come superare la perdita

Consiglio comunque a ogni coppia che si trovi in questa situazione di rivolgersi a professionisti (psicoterapeuti o psicologi) in grado di supportarli nell’elaborazione del lutto.

Nel frattempo suggerisco di tenere un diario dove poter sfogare la rabbia, soprattutto quando non c’è nessuno che possa ascoltare il dolore che logora.

Esistono inoltre dei gruppi di auto/mutuo aiuto (www.ciaolapo.it) formati da persone che hanno vissuto questa esperienza che sono in grado di essere d’aiuto per uno sfogo, di comprendere il dolore e di far sentire la coppia meno sola. Tuttavia, elaborare il lutto con il supporto di un professionista è una soluzione da non sottovalutare.

Sconsiglio fortemente di rimettersi subito alla ricerca di una nuova gravidanza pensando così di dimenticare in fretta quanto accaduto, perché potrebbe rivelarsi più deleterio.

Il lutto non verrà mai cancellato dalla vita di una persona, ma potrà essere placato fino a che la rabbia, i sensi di colpa e l’amarezza non saranno scomparsi e avranno lasciato il posto al ricordo di una persona tanto cara e tenera che se ne è andata troppo presto.

Bisogna imparare a parlare del bambino che si è immaginato per tanti mesi o del figlio di cui si è sentito il pianto anche per pochi giorni, parlare di quello che è accaduto fino a che non sarà arrivato il momento di guardare non più indietro ma avanti, portando comunque dentro il ricordo di quel bambino mai nato o morto troppo precocemente.

Fratelli e sorelle: come gestire il lutto

Se la coppia ha altri figli, è importante tenere a mente il loro benessere e quindi riuscire a spiegare con parole chiare e semplici e con empatia, ciò che è successo.

Tutti dovrebbero essere concordi sul cosa dire e come spiegarlo, per evitare ulteriori confusioni o negazione delle emozioni, cercando di essere chiari e senza nascondere le emozioni negative dovute al lutto, come il pianto.

È più efficace essere sinceri che cercare di nascondersi dietro a falsi sorrisi quando in realtà non è così: i bambini, anche piccoli, capiscono che state dicendo una bugia e siete tristi.

Non dimenticate che, talvolta, il fratello o la sorella maggiore possono avere sensi di colpa per la morte del fratellino e pensare che la causa di questo evento sia stata la loro gelosia: ascoltate le loro parole, cercate di capire la loro emotività e di rassicurarli con amore.