Urinocoltura in gravidanza

Quando si esegue l’urinocoltura in gravidanza e perché? Quali sono i rischi di un risultato positivo e cosa fare per evitarli?

L’urinocoltura o esame colturale delle urine è l’esame principe per la diagnosi delle infezioni urinarie.

Questa analisi, infatti, ricerca la presenza di batteri nelle urine, li identifica e permette di individuare l’antibiotico più adatto per eliminarli, attraverso il cosiddetto “antibiogramma”.

Perché si esegue l’urinocoltura in gravidanza?

A causa dei cambiamenti fisici e ormonali che accompagnano la gravidanza, le donne in attesa hanno un maggior rischio di sviluppare infezioni alle vie urinarie, che a volte possono essere anche completamente prive di sintomi: si parla allora di batteriuria asintomatica.

Poiché queste infezioni, se ignorate, possono aggravarsi e avere conseguenze negative sulla salute di mamma e bambino, è importante eseguire dei controlli periodici per escludere la presenza di batteri potenzialmente pericolosi nelle vie urinarie.

A questo scopo, oltre al normale esame delle urine, il ginecologo o l’ostetrica prescriveranno appunto l’urinocoltura.

Quando si esegue l’urinocoltura in gravidanza?

L’urinocoltura viene solitamente richiesta di routine durante la prima visita ostetrica insieme all’esame delle urine, per escludere la presenza di una batteriuria asintomatica.

In seguito, a seconda della specifica situazione, il ginecologo o l’ostetrica potrebbero prescriverla più volte nel corso della gravidanza, come controllo periodico o in caso di sintomi sospetti, come:

  • difficoltà a urinare
  • minzione frequente, ossia la necessità di urinare spesso
  • bruciore o dolore durante la minzione
  • febbre
  • urine torbide o maleodoranti

Questi disturbi, infatti, possono indicare lo sviluppo di una cistite o di altre infezioni urinarie.

Infine, l’urinocoltura viene richiesta in genere quando l’esame delle urine rivela, nel sedimento, la presenza di batteri, globuli rossi o globuli bianchi in quantità significative, che potrebbero indicare un’infezione in corso.

Come si esegue l’urinocoltura?

Per effettuare l’esame colturale delle urine, occorre raccogliere circa 10-20 cc di urina, al mattino appena svegli, in un apposito contenitore sterile (acquistabile in farmacia o nei supermercati).

Prima di procedere al prelievo, è importante lavare bene le mani e i genitali con un detergente non aggressivo.

La raccolta deve comprendere solo il cosiddetto “mitto intermedio di urina” ossia la parte centrale. Per questo motivo, bisognerà scartare sia il primo getto che le ultime gocce. Ecco come procedere:

  • inizia a urinare normalmente
  • trattieni il flusso e apri il contenitore sterile
  • riprendi a urinare nel contenitore, evitando di toccarlo all’interno
  • interrompi nuovamente il flusso e chiudi il contenitore
  • termina di urinare normalmente

Il campione di urina raccolto dovrà essere mantenuto a temperatura ambiente e consegnato in laboratorio entro le 2 ore successive. In alternativa, è possibile conservarlo in frigorifero per un massimo di 12 ore.

Urinocoltura positiva in gravidanza: che fare?

L’esito dell’analisi deve essere comunicato al medico o al ginecologo, che lo interpreteranno anche alla luce dei sintomi presenti e dei risultati dell’esame delle urine.

Se l’urinocoltura ha rilevato la presenza di batteri potenzialmente pericolosi, l’esito sarà definito “positivo”.

Questa evenienza indica solitamente che è in corso un’infezione delle vie urinarie, che dovrà essere curata con un farmaco adatto e compatibile con la gravidanza.

Per questo, il medico o il ginecologo prescriveranno una specifica terapia antibiotica per eliminare il batterio responsabile dell’infezione, in base ai risultati dell’antibiogramma. In aggiunta, potrebbero consigliare l’uso di appositi integratori.

In assenza di sintomi e/o di altre anomalie nell’esame delle urine, tuttavia, il professionista potrebbe richiedere una nuova urinocoltura di conferma.

Urinocoltura positiva in gravidanza: i rischi

In caso di risultato positivo, è importante attendere le indicazioni del medico e non assumere antibiotici di propria iniziativa, perché alcuni di questi farmaci possono essere dannosi per il feto o compromettere il buon andamento della gravidanza.

Allo stesso tempo, tuttavia, è fondamentale seguire scrupolosamente le terapie prescritte, che il medico sceglierà prestando la massima sicurezza per mamma e bambino.

Ricordiamo infatti che un’infezione non curata o non trattata nel modo corretto (ad esempio per un’interruzione anticipata dell’antibiotico o una riduzione delle dosi consigliate) potrebbe aggravarsi e avere serie conseguenze sull’andamento della gravidanza, aumentando il rischio di parto pretermine e di altre complicazioni.

Quanto costa l’urinocoltura in gravidanza?

L’esame colturale delle urine rientra tra gli esami effettuabili gratuitamente in gravidanza con il Servizio Sanitario Nazionale. Per ottenere l’esenzione, tuttavia, occorre eseguire l’esame presso una struttura pubblica o convenzionata. Inoltre, è importante che sulla prescrizione sia specificato il codice M + la settimana di gestazione (o il codice M50 in caso di gravidanza a rischio).

Fonti